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[Recensione]. La donna più pericolosa d’America (#0)

La donna più pericolosa d’America
Di Francesca

Recensione: La donna più pericolosa d’America: il femminismo anarchico nella vita e nel pensiero di Emma Goldman, Pamela Galassi, Ragusa, La Fiaccola, 2014.

Pamela galassi, La donna più pericolosa d'America. La Fiaccola
Pamela galassi, La donna più pericolosa d’America. La Fiaccola

 

Emma Goldman, militante e pensatrice anarchica di origini russe, vissuta tra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX, affrontò nel corso della sua esistenza tematiche legate alla questione femminile e all’emancipazione della donna. Pamela Galassi, nel suo saggio La donna più pericolosa d’America, ne tratteggia abilmente la figura e il pensiero, ripercorrendo gli episodi maggiormente salienti della sua vita e i cardini del suo pensiero.

Dopo una breve introduzione di Luigi Balsamini, nella quale sono evidenziati la precocità del pensiero goldmaniano e l’inscindibile legame tra l’essere donna e l’essere anarchica che caratterizzò l’elaborazione dell’attivista russa, Galassi apre il suo scritto con una parte biografica. Di famiglia ebraica e con un’infanzia caratterizzata dalla presenza di un padre fortemente autoritario, Emma decide a soli 17 anni di emigrare negli Stati Uniti. Dopo un primo e fallimentare matrimonio con un altro immigrato, come lei di origini russe, si avvicina alla politica seguendo le vicende di coloro che passeranno alla storia come i martiri di Chicago, e l’autrice riporta con efficacia la testimonianza di questa presa di coscienza: “Il colossale crimine dello Stato dell’Illinois, il sangue di cui la stampa era assetata […] l’intero affare brutale fece di me una coscienziosa Anarchica”.

In questo momento, possiamo dire, inizia il viaggio di Emma Goldman attraverso la storia, viaggio che la portò alla fondazione di una rivista («Mother Earth»), alla partecipazione attiva alla lotta anarchica e operaia, a tenere comizi sia nelle pubbliche piazze (fino al punto di essere espulsa dagli Stati Uniti d’America) che come delegata a congressi internazionali, ad essere testimone della Guerra civile spagnola e ad allacciare contatti con il collettivo Mujeres Libres. Soprattutto però, cardine del suo pensiero politico, fu la questione femminile, il problema della condizione di inferiorità nella quale si trovavano a vivere le donne del suo tempo. Spaziando dalla questione matrimoniale a quella dell’educazione, da quella della prostituzione a quella della dipendenza economica, si concentrò prevalentemente su quelle che riteneva essere le cause principali di questa inferiorità.

Emma Goldman, Union Square NY, 1916
Emma Goldman, Union Square NY, 1916

 

Dopo un esaustivo capitolo sulla storia del femminismo, sulle sue pioniere e sul suo legame con il movimento anarchico (che sulla questione della donna rivelerà, soprattutto fino alla prima metà del XX secolo, un’arretratezza di fatto ben diversa dalle idee teorizzate), e dopo un importante approfondimento sull’anarcofemminismo spagnolo degli anni ’30, la Galassi passa poi ad introdurre i temi più cari al pensiero di Emma Goldman. Vediamo così sviscerato il problema della prostituzione, che secondo l’anarchica russa era il risultato quasi inevitabile della situazione di sfruttamento e povertà imposti alla donna dalla società capitalistica; prostituzione che vedeva anche nel matrimonio, secondo lei nulla più che un contratto economico che rendeva la donna sottomessa, in tutti gli aspetti della propria vita, alla volontà del marito. L’amore (che in quanto tale può essere solamente libero) è cosa ben diversa dal matrimonio, e nulla ha a che fare con questa istituzione, alla cui imposizione hanno collaborato per secoli sia lo Stato che la Chiesa. Altro tema importante era poi quello della maternità, non adatta a tutte le donne e non da tutte desiderata; maternità che secondo la pensatrice russa non doveva più rappresentare il fine stesso dell’essere donna, ma una scelta consapevole, fonte per questo di gioia e soddisfazioni.

Merito dell’autrice è di aver attualizzato e concretizzato il pensiero goldmaniano, mettendo in evidenza quanto le sue idee fossero moderne e in anticipo rispetto all’epoca che stava vivendo. Molto più che moderno, il suo pensiero può (purtroppo) trovare un’utilità anche ai giorni nostri, facendoci capire quanto ancora la questione femminile necessiti di essere trattata. Proprio intorno a queste riflessioni ruotano le conclusioni di Galassi, che nel suo scrivere è riuscita al tempo stesso sia a produrre una testimonianza storicamente valida (nella quale troviamo anche documenti tradotti in italiano per la prima volta), che a tratteggiare l’immagine di una Emma Goldman umana e a volte, come tutti, contraddittoria, ma sempre consapevole delle proprie debolezze. Una Emma Goldman, insomma, che esce dalle pagine della carta stampata e ti fa venire voglia di invitarla a bere un caffè.

Emma Goldman, 1901
Emma Goldman, 1901

 

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