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dalle strade

Prison – Dopo la mia esperienza

di Muhammad Ali Raza

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Muhammad Ali Raza al presidio “Verità a giustizia per Matteo Concetti”, Ancona, 13 gennaio 2024.

Salve, sono Muhammad Ali Raza un ex detenuto di Montacuto e Barcaglione, i due carceri di Ancona. È la prima volta che mi presento così, direttamente. Di solito non lo faccio perché in questa società se lo dici è come se precludi la possibilità di conoscere la persona che sono veramente; io non sono una decisione presa in cinque minuti un pomeriggio di sette anni fa, preso dall’ingenuità, io non sono la cupidigia di arraffare qualcosa da uno scaffale dodici anni fa, io sono un uomo che conosce il valore del lavoro e della fatica, della fugacità e della preziosità della vita e che non può trovare un bene più grande se non lasciare il mondo un posto migliore rispetto a come l’ha trovato, in onore a chi ha fatto lo stesso prima di lui.

Penso che per portare un cambiamento al sistema della detenzione carceraria e di qualsiasi altro sistema di “simil-detenzione”, come i CPR, sia necessaria una coscienza diffusa da parte della società tutta. Non siamo reietti, non siamo spazzatura da rinchiudere in quattro mura come fossimo errori da dimenticare, siamo esseri umani come voi tutti, non può essere una scelta sbagliata a definirci per il resto della vita. Non siamo dei trofei da portare in gloria, come fecero con me alcuni agenti dei carabinieri che mi arrestarono, non siamo un articolo di cronaca da incorniciare di falsità diffamatorie per ottenere delle views.

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Rivolta!

Riceviamo e pubblichiamo

La riproposizione senza termine di decreti normativi repressivi, ubiquitari a livello globale e motivati da “superiori interessi di salute pubblica” domina la sfera personale e l’agire politico degli esseri umani di questa particolare epoca: diventa perciò chiaro che l’unica via di fuga dalle passioni tristi, l’unica strada che gli individui e le collettività possono percorrere per affermare e riscattare la propria esistenza è quella della rivolta.

Necessità del singolo che immediatamente si trasforma in dispositivo politico di tante e tanti; da bisogno fisiologico dell’individuo la rivolta coinvolge e travolge settori eterogenei della popolazione fino a diventare “proprietà” comune.

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Considerazioni sparse e semiserie sulle agende di movimento

Sul tour di Matteo Salvini nelle Marche del 14 settembre 2020

Riceviamo e pubblichiamo da un nostro lettore dell’Alta Vallesina

Ieri è tornato Salvini nelle Marche, il politico più odiato da quando Berlusconi è diventato un avatar, ed ecco che oltre alle necessarie contestazioni sono fiorite inutili polemiche nella galassia dei cosiddetti movimenti. Si è parlato di “agende”, sarà che era anche il primo giorno di scuola e le vendite di diari si erano impennate vertiginosamente. Così a forza di sentire parlare di agende un po’ di curiosità mi è venuta e sono andato in cartoleria a chiedere una “agenda per il movimento”… niente, non l’ho trovata, anzi la commessa ventenne a dire il vero non capiva proprio la parola “movimento” e, visto che non avevo tanta voglia di dilungarmi in una lunga spiegazione che parte dalla Rivoluzione francese, ne ho approfittato per ricomprare la solita moleskine nera che da vent’anni uso come feticcio.

La scena è quasi sempre la stessa da parecchio tempo a questa parte, ma con delle varianti provinciali molto gustose che vale la pena raccontare.

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Solo le montagne sono serene

Riceviamo da un nostro redattore che si è recato sui luoghi del terremoto a portare solidarietà attiva.

Terremoto agosto 2016 [1]

29 agosto 2016

Solo le montagne sono serene nella luce piena di giallo di fine agosto, silenziose, più che mai.

Il terremoto ha colpito a macchia di leopardo mettendo in luce le differenze, tra i suoli e le pendenze e tra i derivati minerali delle stesse montagne che compongono le case: i materiali. Tanti commentatori si improvvisano ingegneri e architetti e tutti scoprono che la materialità del nostro abitare nel mondo è importante. Pescara del Tronto si scorge dietro una curva mentre il nostro convoglio sale lentamente, soltanto il cartello stradale è rimasto leggibile, le forme delle case, tutte distrutte, possiamo solo intuirle da quelle che abbiamo visto nei borghi lungo la strada. Alcuni paesi sono crollati, altri sembrano intatti. Altre disuguaglianze mute colpiscono l’occhio: le case vuote e pulite con i fiori al balcone e la palazzina col primo piano che sembra esploso perché il movimento sussultorio ha fatto scoppiare i muri. Nella stanza vivisezionata i calcinacci sfondano il letto, lo specchio è pulito e il cassetto ancora aperto. La vita interrotta.

Terremoto agosto 2016 [4]

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