malamente vanno le cose, in provincia e nelle metropoli
malamente si dice che andranno domani
malamente si sparla e malamente si ama
malamente ci brucia il cuore per le ingiustizie e la rassegnazione
malamente si lotta e si torna spesso conciati
malamente ma si continua ad andare avanti
malamente vorremmo vedere girare il vento
malamente colpire nel segno
malamente è un avverbio resistente
per chi lo sa apprezzare.
Ancona, 14 novembre 2012
Tutto va malamente, si direbbe in questi tempi, ma a ben guardare non sempre la cose vanno male per noi, a volte una lotta riesce a colpire malamente, ad aprire crepe nei muri e nelle catene che tengono imprigionate le vite e i desideri di chi è oppresso e sfruttato. L’incertezza e la crisi di questi tempi sono anche possibilità che si aprono, vecchie certezze che crollano.
Vogliamo realizzare una rivista che nasce e intende mantenersi trasversale a diverse sensibilità e percorsi politico-culturali. Non sarà, quindi, diretta espressione di nessuna area politica, ma raccoglierà contributi dei vari gruppi, comitati, associazioni e individualità che vivono e operano sul territorio delle Marche, tra l’Appennino e la costa.
«Malamente» terrà insieme l’approfondimento e l’informazione, ma sarà anche uno strumento di comunicazione e di collaborazione. Le uscite periodiche potranno infatti dare continuità agli interventi politici, sociali e culturali espressi sul territorio, aggregando attorno al progetto editoriale diversi soggetti i cui percorsi si sono spesso incrociati rimanendo però a livello di convergenza episodica, anche perché privi di un canale strutturato quale la rivista intende appunto essere.
Le sue pagine, d’altra parte, non temeranno il confronto delle posizioni e il dibattito interno che potrà svilupparsi.
La rivista deve nascere dal basso, da quella buona parte della società che rifiuta il modello di sviluppo vorace, oppressivo e umiliante in cui viviamo, per cercare di aprire in ogni ambito del quotidiano nuovi spazi in cui sperimentare una trasformazione rivoluzionaria della società. Ciò che non vogliamo è replicare l’ennesimo spazio identitario legato ad una sub-cultura rivolta su se stessa. Inoltre, siamo consapevoli che una visione emancipatrice e rivoluzionaria delle lotte sociali non può essere calata dall’alto in basso come criterio di descrizione ideologica della realtà. Lo spirito del camminare domandando zapatista ci spinge a osservare, ascoltare, dialogare con gli individui e le collettività e con le loro contraddizioni. Una prospettiva rivoluzionaria non può vivere nell’isolamento di una minoranza ma deve provare a leggere la realtà con un senso comune maggioritario e plurale. La rivista vuole dunque promuovere fin dalla scelta del linguaggio, della grafica e delle relazioni che può costruire, una lettura delle possibilità di trasformazione a partire dalla “normalità”. Uno stile vivo e interessante, inteso come il colore e il ritmo della comunicazione e del linguaggio, è un veicolo potente di comunicazione e di incontro.
È nostra intenzione partire da una descrizione territoriale dei fatti che vogliamo raccontare, senza ridurci ad essere un raccoglitore sporadico di notizie e comunicati ma diventando uno spazio di approfondimento e discussione. Spesso infatti, chi vive in provincia corre il rischio di non riuscire a cogliere quanto la dimensione locale delle contraddizioni e delle lotte sia immediatamente collegata ad una dimensione più ampia. Assumere come naturali i confini e le gerarchie costruite dagli Stati e dal sistema economico significa accettare il campo di relazioni costruito dal potere. Le lotte, invece, possono e devono costruire le proprie nuove geografie.
Come si è detto, le porte saranno aperte alla collaborazione di molti soggetti che si dovranno relazionare in modalità antiautoritarie e libertarie, mantenendo alcuni punti fermi imprescindibili: anticapitalismo, antirazzismo, antisessismo, antifascismo, rifiuto della politica intesa come gestione del potere e arte di scegliere il male minore. Non ci interessa dare spazio a partiti politici istituzionali, specialisti nella gestione delle nocività e nell’amministrazione del disastro sociale e ambientale, indaffarati in finte riforme affinché nulla cambi.
Il progetto editoriale intende rivolgersi a un pubblico allargato residente nell’area territoriale di riferimento, anche con l’auspicio di trovare nuovi complici lungo la strada. Ma il desiderio è quello di non rimanere chiusi negli stretti limiti del localismo, pertanto saranno sollecitati e accolti contributi provenienti dall’esterno e ospitati articoli che sappiano guardare oltre le problematiche strettamente locali.
Il timone della rivista sarà rivolto a proporre uno sguardo sul presente che abbia a cuore la libertà. Orientato, quindi, alla necessaria critica sociale, dal momento che quello che non manca, anche qui nella periferica provincia, sono le buone ragioni per opporci a un’organizzazione sociale che mostra sempre più, se ancor ce ne fosse bisogno, la propria insensatezza prima ancora che insostenibilità. Sotto traccia, vi è il desiderio di rompere l’accerchiamento del progresso a tutti i costi e della mercificazione dell’esistente, per recuperare le capacità di saper agire nel mondo.
Ai lettori verranno proposti spunti per analizzare e criticare un sistema di potere fondato sulla più sfacciata arroganza del vantaggio dei pochi a spese dei tanti. Le problematiche da affrontare riguarderanno una vasta area di argomenti, come il mondo del lavoro e del precariato, la difesa dell’ambiente, la sanità pubblica, il diritto alla casa, l’antimilitarismo, la pedagogia, la questione femminile, le migrazioni, l’economia solidale, l’autodeterminazione alimentare, il contrasto alle derive securitarie e xenofobe e tanti altri aspetti della realtà sociale contemporanea.
La rivista ospiterà report delle iniziative, corrispondenze e aggiornamenti dalle realtà locali, inchieste, interviste, riflessioni sull’attualità e sulle lotte in corso, articoli di analisi politica e culturale, recensioni, brani del passato che valga la pena rileggere ecc. In particolare, la rivista vuole dare spazio ai soggetti che agiscono sul territorio, per mettere in comune attraverso le sue pagine quegli spunti di critica/alternativa sociale che portano boccate d’aria fresca in un presente che ne ha quantomai bisogno.
Malamente uscirà in formato cartaceo: scelta dettata dalla volontà di riappropriarci di un mezzo di comunicazione stabile e che induce alla lettura piana e riflessiva. Riteniamo infatti che troppo spesso molti contenuti vengano oggi veicolati esclusivamente online e finiscano per perdersi dentro il frettoloso consumo quotidiano della rete, tra un controllo alla casella mail, un commento sul forum e un like sul social network. Nell’ottica della libera circolazione dei saperi, alla rivista cartacea verrà comunque affiancato un sito internet dove scaricarla gratuitamente. Il sito darà la possibilità ai lettori di commentare ogni articolo e conterrà gli aggiornamenti del profilo twitter della rivista: un mezzo, ma non l’unico, con cui intendiamo costruire una rete di relazioni e contatti e attraverso il quale ricevere stimoli e spunti da approfondire numero dopo numero.
Un gioco di parole, in questi tempi duri, tempi bui per dirla alla Brecht userei questo: MA LA MENTE? come stimolo per ricordarci sempre che siamo esseri pensanti e come tali possiamo fare tanto, veramente tanto partendo dallo studio, dall’impegno quotidiano, dal ripercorrere le strade che hanno aperto per noi studiosi come Marx, Engels, Gramsci solo per citarne alcuni. Buon lavoro. Cecilia