Vai al contenuto

Buongiorno siamo in guerra

Buongiorno lettrici e lettori di Malamente,

questo blog fino ad oggi ha ospitato solamente i primi due numeri del nostro progetto editoriale e gli aggiornamenti del nostro account su twitter. Vista l’importanza delle riflessioni politiche sugli attentati del 13 Novembre a Parigi, anche sulla nostra quotidianità nelle apparenti retrovie provinciali, vogliamo condividere due scritti che ci sembrano particolarmente interessanti.

Il primo è stato pubblicato oggi da un progetto di rivista online “lundi matin” animato da compagne e compagni che vivono in Francia, anche a Parigi e che al fuoco vivo degli avvenimenti propongono una lettura lucida e necessaria della guerra in corso.

Il secondo testo arriva dalla Turchia, dove il progetto di regime nazionalista islamico ed autoritario del presidente Erdogan trova una fiera opposizione da parte di tanti uomini e donne liberi come i compagni e le compagne del DAF (Devrimci Anarkist Faaliyet – Azione Rivoluzionaria Anarchica) e dove negli ultimi mesi le stragi indiscriminate contro la popolazione civile, gli attivisti politici e le minoranze sono la feroce normalità della forma di governo.

Seguiranno altri interventi, episodici come questo, anche su altri temi quando lo riterremo utile ed interessante.

La redazione


buongiorno,

lundimatin non ha mai pubblicato un editoriale. Non abbiamo d’altra parte avuto mai ritenuto utile presentarci. Vogliamo che i nostri articoli e la loro impaginazione parlino da soli, senza civetterie né discorsi in aggiunta. Il carattere eccezionale delle circostanze ci spinge a derogare, per una volta, a questa abitudine. In questi ultimi tre giorni abbiamo come tutti, parlato con i nostri amici, spulciato i giornali, ascoltato la radio, temuto per delle persone a noi vicine. Vorremmo sapere cosa sia importante dire su tutto quello che è successo. Non ci siamo riusciti davvero. Ci sono delle cose da dire che sono incomprensibili, delle menzogne da polverizzare che sono indistruttibili e delle cose palesi talmente condivise che sarebbe inutile ripeterle.

La nostra sola certezza è di essere in guerra. Tutto ne consegue. Resta da capire quale sia.

Una guerra implica degli schieramenti, delle prese di posizione, delle polarizzazioni.

La geografia prodotta dal 13 novembre non ci appartiene. Da un lato siamo i “crociati” e “miscredenti” del Bataclan. Dall’altra, abbiamo tutti, a lundimatin un dossier “S” che sta per “sicurezza di Stato” che sembrerebbe dover giustificare il nostro imminente internamento in dei campi.

Quello che ci propone il partito del governo è di abbandonare ogni prospettiva di rovesciamento della situazione in cambio di una sicurezza che ormai tutti sanno essere precaria. Quello che ci propone lo Stato Islamico, è la triste gloria di un nichilismo alla fine perfettamente occidentale.

“rifiutate entrambi i partiti, amate soltanto il resto

E’ un tempo propizio per tuffarsi nelle considerazioni geopolitiche, sociologiche, psicologiche e più generalmente da bar. E’ d’altra parte quello che vogliono gli schieramenti che abbiamo citato: limitarci all’assenza tipica dello spettatore. L’indecisione di cui paghiamo il prezzo oggi, presi in mezzo a così tante aberrazioni, è di non essere riusciti a formulare e condividere una prospettiva politica meno schifosa di quella dello Stato Islamico e più vivibile, meno miserabile, di quella di chi pretende di governarci.

In realtà noi non abbiamo affatto voglia di essere messi al sicuro e non siamo affatto terrorizzati. Non saremo né petainisti* né vittime dell’islamismo.

Quello che ci paralizza e ci soffoca è l’assenza di una strada praticabile.

In questa guerra è proprio quello che è necessario costruire e fare esistere malgrado l’idiozia e la paura, contro l’idiozia e la paura.

*declinazione storicamente francese del fascismo n.d.t.

 


 
Il dolore che vivete è il nostro dolore, la rabbia che sentite è la nostra rabbia.
Il 13 novembre, oltre 130 persone hanno perso la vita e ci sono stati decine di feriti in 7 diversi quartieri di Parigi a causa di attacchi ISIS coordinati con bombe e armi da fuoco. L’organizzazione criminale ISIS continua a uccidere al di fuori delle regioni del Medio Oriente e dell’Anatolia. Il massacro che ha avuto luogo a Parigi, mostra chiaramente che il terrore dell’ISIS non conosce limiti. Sentiamo la strage di Parigi profondamente e condividiamo il suo dolore. Abbiamo vissuto e viviamo ancora gli attacchi ISIS sostenuti dallo Stato. Nelle zone di Sengal a Kobane , da Pirsus (Suru) ad Ankara, abbiamo perso tanti compagni e amici. Siamo consapevoli del fatto che i massacri mirano a creare paura, diffidenza e a renderci isolati. Il nostro dolore è grande e aumenta ogni giorno. In questo periodi, dobbiamo far crescere la solidarietà contro gli assassini che vogliono seppellirci nella paura, nella solitudine e nell’isolamento.

Vediamo le mosse simultanee dello Stato francese e di altri Stati allo scopo di manovrare la situazione. Sappiamo che queste stesse strategie sono realizzate nella nostra regione con il nome di “lotta contro il terrore”. In questo contesto di sfiducia, le persone hanno una psicologia di panico che è diretto da organismi dello Stato. Lo stato di oppressione dei rivoluzionari e le restrizioni delle politiche statali che limitano la libertà, sarà legittimata politicamente e la questione razzista e politica aumenterà. Gli Stati utilizzano questi eventi per i loro interessi politici, economici e sociali. Comprendiamo la situazione che i popoli in Francia stanno vivendo e vivranno. Conosciamo la difficoltà di portare avanti, da un lato il dolore di quelli che abbiamo perduto e nello stesso tempo la difficoltà di lottare contro le mobilitazioni fasciste create dallo Stato all’interno della società. Ci teniamo a sottolineare che, anche con questa difficoltà, la lotta dovrebbe essere contro la paura, lo Stato e il fascismo. Il dolore che vivete è il nostro dolore, la rabbia che sentite è la nostra rabbia, la vostra lotta è la nostra lotta!
Devrimci Anarkist Faaliyet – DAF (Azione Rivoluzionaria Anarchica)

1 commento su “Buongiorno siamo in guerra”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.