Carnevale tutto l’anno
Di Redazione
Nasce nel cuore di un inverno che non è mai decollato questo nuovo numero di Malamente.
Si parte dal Gran carnevale di Isola del Piano, ai piedi delle colline delle Cesane tra Fossombrone e Urbino. Questo piccolo paese marchigiano è stato negli anni ottanta la culla della rinascita dell’agricoltura biologica e queste valli ospitano una comunità di eretici e allergici alla chimica e ai regolamenti. È infatti un collettivo chiamato “Infestanti” che ha animato per il quarto anno consecutivo una festa in maschera per le vie del paese, dal pomeriggio a notte fonda. Esistono rituali come quello del carnevale che quando riescono bene promettono una vita nuova, il rovesciamento di gerarchie e convenzioni, la strada per i bambini e le auto dimenticate chissà dove. Poi tutto finisce, ma le piccole resistenze quotidiane come quelle di chi coltiva la terra e la vita in qualche angolo di montagna o collina marchigiana servono a concimare la libertà, il gusto della festa senza il peso delle merci e dei soldi. Non erano lontani da qui, un pugno di secoli fa, Angelo Clareno e i frati ribelli alla gerarchia ecclesiastica di cui raccontiamo l’origine storica dimenticata.
Ma siccome non siamo fricchettoni, ci tiene a ricordare qualche redattore, l’obiettivo e la penna colpiscono dritto su tre contraddizioni gigantesche che dal Montefeltro alla costa di Senigallia e alla galera del Barcaglione di Ancona riguardano il nostro presente. La morte di Giulio Regeni ci ha motivati a tirare fuori un’inchiesta sulla Benelli Armi; pare infatti che il regime militare egiziano abbia beneficiato degli eccellenti prodotti dell’export locale. A Senigallia l’eredità velenosa della produzione di amianto riemerge invece come un passato rimosso, ma non tutti vogliono dimenticare. Infine, Alessio Abram è ancora detenuto e ci parla tramite un’intervista da dietro le sbarre lasciando poco all’immaginazione.
In risposta ai mostri industriali e al cinismo degli impresari arrivano in aiuto l’ormai classico articolo di Valerio sulle lotte operaie degli anni settanta e la pungente recensione di Morby sulla nobile arte del sabotaggio. E affinché possa essere carnevale tutti i giorni ci siamo messi a studiare l’antropologia pubblicando un intervento di Andrea Staid sul tema classico delle società senza Stato dal titolo eloquente: “bellavita selvaggia”. Siamo convinti che l’umano non sia mai qualcosa di fissato una volta per tutte, che ci siano ampi margini di cambiamento e di invenzione. Per questo abbiamo intervistato Emily e Veronica della scuola libertaria Serendipità di Osimo, che ci fanno chiudere questo editoriale con un’aria di speranza, davvero.