Dieci!
Di Redazione
Abbiamo molti difetti, lo sappiamo, e l’uscita in ritardo di questo numero lo dimostra, ma abbiamo sicuramente anche delle teste dure: avete in mano il numero 10 del nostro progetto non per caso.
L’inverno che sta finendo si è purtroppo contraddistinto per l’ignoranza e la cattiveria di una campagna elettorale degna della infame classe politica che la anima. L’odio fascista dai social network ha invaso le strade e ha colpito forte. Un delitto efferato, il crimine come metà oscura della normalità, il fascismo armato che coglie l’occasione per sparare nel mucchio. Siamo ripartiti proprio da dove nessuno si sarebbe aspettato una risposta. Macerata è una città normale e proprio per questo piena di contraddizioni e problemi non risolti. In una provincia, come tante, rinascono iniziative politiche dalla base, cospirazioni vitali, dignità. Il racconto dello storico corteo del 10 febbraio ci proietta verso l’apertura di una stagione di incontri e di progetti nella nostra regione, vorremmo accompagnarli come abbiamo sempre fatto, ascoltando, parlando, facendo.
In questo numero raccogliamo come sempre racconti dalla voce dei protagonisti e delle protagoniste e diamo spazio a storie inedite o dimenticate di resistenza e solidarietà.
Antifa Macerata è un progetto giovane che ha recentemente proposto, con la condivisione di un documento in rete, una riflessione aperta a tutti i militanti nelle diverse città d’Italia sulle pratiche e le strategie del contrasto al fascismo. Con loro abbiamo parlato della settimana nera delle Marche, della risposta militante, del grande corteo a cui abbiamo partecipato e di quello che c’è dietro le quinte della piccola città. La recensione del documentario “On the road” di Piers Sanderson ci ricorda che la violenza contro le donne ha un lato quotidiano e strutturale proprio sulle nostre strade: la prostituzione forzata, la repressione delle migrazioni, il razzismo: l’indifferenza non ci è permessa. Ci penserà poi una spigolatura di Joyce Lussu a ricordarci che la provincia marchigiana non è sempre stata rose e fiori. Quando alla fine del Settecento l’onda giacobina ha attraversato queste terre se ne sono viste di cotte e di crude. A proposito di storia, ogni tanto torniamo a Urbino dove, al di là di ogni pronostico, troviamo ancora vivo e attivo un sottobosco di studenti e studentesse insubordinati: la Libera Biblioteca De Carlo si racconta.
In questo numero, complice forse anche il freddo becco delle ultime giornate di febbraio ci siamo rivolti specialmente verso le montagne che ci portano con pazienza sulla loro schiena. In Abruzzo, a Sulmona, il progetto del gasdotto prosegue, come prosegue anche l’organizzazione di una difficile ma necessaria opposizione ai veteropetrolieri. Ha già meno bisogno di loro e del loro velenoso mondo chi sa recuperare tecniche dimenticate e quasi magiche, come quelle per l’autoproduzione del colore blu che ci racconta Luigi. Fare con le nostre mani e con le erbe non è ecologico solo per l’ambiente naturale, ma anche per le nostre menti.
Dalle parti di Pergola, invece, ci arriva un racconto sensibile e documentato su una educazione sentimentale appenninica: l’amore per la montagna può essere un sentimento di apertura, una volontà di incontro e non di isolamento.
Infine in questo numerone 10 non abbiamo badato a spese e pubblichiamo un caustico pamphlet rivoluzionario di Philipponneau, membro della rivista radicale Encyclopédie des Nuisances, la cui traduzione è a cura nostra. E siccome la primavera si affaccia dietro l’angolo di questa buriana, abbiamo scelto di arrivarci preparate e preparati con le previsioni astrologiche di Astronza che ci racconta perché guardare il cielo e le stelle è come guardare in noi stessi, attitudine che come rivoluzionari dovremmo sempre coltivare.
Prima di partire, ci prendiamo ancora un momento per dedicare un ricordo a un compagno che ci ha lasciati da poco. A gennaio una brutta malattia ha avuto la meglio su Donato Romito: maestro elementare, sindacalista di base, compagno sempre in prima fila, pronto a stringerci la mano anche se su molte cose avevamo punti di vista differenti. Donato è stato fin dagli anni Settanta un comunista anarchico, convinto della necessità per gli anarchici di un’organizzazione compatta e strutturata, sempre estremamente lucido e coerente sulle sue posizioni. Originario della Puglia, è stato per decenni un punto fermo per quello che possiamo chiamare “movimento” della provincia di Pesaro e Urbino, e oltre. Una cerimonia laica con canti e bandiere rossonere ha riscaldato le lacrime dei presenti e ci ha ricordato che questa vita è troppo breve per lasciarla scorrere senza godere e lottare.
Signori, il tempo della vita è breve.
Ma quand’anche la vita,
cavalcando la sfera del quadrante,
giungesse al suo traguardo dopo un’ora,
anche quel breve corso
sarebbe esageratamente lungo,
se trascorso in un’esistenza vile.
Se vivremo, vivremo per calpestare i Re.
William Shakespeare, Enrico IV