Non ve volemo
Di Redazione
C’erano una volta i quartieri popolari antifascisti e le campagne dove rossi, bianchi e neri si prendevano a cazzotti e a volte passavano alla rivoltella, c’era una volta tutta la litania del tempo che fu, nel quale l’attesa di una liberazione magica ha nascosto per troppi la verità di un’oppressione assolutamente concreta. Così il ritornello popolare “addavenì baffone” più che una professione di fede nello stalinismo è stato una tenue speranza nella giustizia a-venire, una preghiera o una bestemmia. Poi è arrivato il benessere, al baffone sono caduti barba e baffi e quasi tutti si sono scordati che le differenze tra idee non si possono sempre risolvere con un caffè al bar o con una chiacchierata, perché spesso riguardano visioni del mondo, forme di vita, interessi concreti.
Siamo arrivati a oggi, l’oppressione ha preso la forma dell’esclusione del debole, del diverso, dello straniero e non possiamo evitare di parlare dei toponi di fogna con la tartaruga sulle magliette. Casapound e la sua cricca di associazioni fasciste hanno preso fin troppo piede, anche nelle Marche. Come rivista abbiamo partecipato allo sforzo collettivo degli antifascisti e antifasciste di Ancona per denunciare e boicottare la presenza dei fascisti del terzo millennio nel capoluogo. Il 2 dicembre siamo stati in corteo, convinti che sia il punto di inizio di un percorso in salita. Il presidente dell’Accademia di Babele e i sinceri liberali che hanno ospitato i fascisti si sono barricati dietro la polizia e dietro qualche citazione farlocca di Voltaire. Non riescono a concepire come si possa negare il diritto di parola a qualcuno. Come se parole e azioni fossero due mondi separati. Come se quello che ci oppone ai fascisti fosse una giostra di diverse “opinioni”. Propagandare intolleranza e razzismo sono solo delle legittime opinioni? Soffiare sul fuoco della guerra tra poveri è solo un’opinione? Cancellare dalla memoria storica la tragedia di un ventennio di dittatura è un’opinione con cui confrontarsi? Vediamo giorno dopo giorno quello che succede nelle Marche, in Italia e altrove: le aggressioni e anche i morti per mano fascista. Chi concede spazi e agibilità a questi soggetti nascondendosi dietro il mantra della democrazia o è uno sciocco o è un complice, spesso entrambe le cose. Per questo condividiamo le parole che aprivano lo striscione ad Ancona: “Non ve volemo”. È ora di cominciare a ripeterlo più spesso e più forte.
>La nostra anima antisessista e antirazzista ci spinge inoltre a ricordare i ripetuti episodi di violenza di genere che hanno oltraggiato il nostro territorio, e non solo, negli ultimi mesi, strumentalizzando per l’ennesima volta il corpo della donna e trasformandolo in una chiave con cui chiudere la porta ai movimenti migratori e alimentare le politiche razziste e securitarie. Sulla scia delle manifestazioni femministe che al grido di Non una di meno lo scorso 25 novembre hanno dipinto di viola le piazze a livello globale, ribadiamo che la violenza di genere è diretta conseguenza di una cultura patriarcale che globalmente permea tutti gli spazi del vivere quotidiano, quelli pubblici e quelli privati, quelli culturali e quelli politici. Il potere patriarcale non può essere declinato a seconda della provenienza geografica di chi viola il corpo di una donna. La violenza di genere non ha lingua né colore e no ha un unico significato: no.
Venendo alle nostre pagine, l’autunno di quest’anno ci ha regalato per fortuna due presentazioni della rivista che ci hanno scaldato il cuore. Non i soliti spazi sociali, librerie o festival, che pur frequentiamo con piacere, ma una barbieria di Senigallia, di quelle dove tra forbici e rasoi regna ancora la discussione, e un casolare nelle campagne urbinati, uno di quei luoghi speciali dove incontrare bella gente che sa ancora alzare i calici per brindare alla vita. “Malamente” si nutre proprio dei rapporti di complicità che incontra sulla sua strada, speriamo quindi che occasioni di questo tipo si moltiplichino nel tempo.
In questo numero abbiamo approfittato della disponibilità dell’antropologo Stefano Boni, amico e compagno, per parlare con lui di esperienze di vita in collettività, cioè del mettere le basi per la possibilità di un vivere altro e migliore. Tante sono le ragioni, ma anche non poche le difficoltà, per la costruzione di piccole comunità di individui e famiglie che sappiano mettere al primo posto l’interazione umana e solidale e, allo stesso tempo, sappiano pensarsi non come isole felici in una società in rovina, ma come nuclei di resistenza al mondo delle merci e del denaro. L’occasione ci è stata data dall’intervento di Stefano alla giornata inaugurale di un progetto di convivenza tra le colline e il mare, che promette interessanti sviluppi.
Parliamo poi degli incendi che la scorsa estate hanno funestato i boschi. Con i roghi del San Bartolo e delle Cesane, in provincia di Pesaro e Urbino, abbiamo visto il fumo e le fiamme da molto vicino, ma per raccontare come una comunità può darsi da fare senza aspettare a mani giunte l’acqua sganciata dal cielo siamo andati in Abruzzo, tra i fusti anneriti del monte Morrone, per intervistare chi era in prima linea durante i roghi d’agosto. Sempre sul tema degli incendi ospitiamo anche un gradito contributo proveniente dalla Val di Susa, con l’auspicio di continuare a gettare ponti tra i “nostri” Appennini e le Alpi.
Come chi ci segue da tempo ormai sa, cerchiamo di non far mai mancare un racconto storico su fatti che ci appassionano e difficilmente si trovano nei libri di scuola. Questa volta partiamo dal piccolo porto di Fano per addentrarci in un intrigo internazionale dai contorni mai del tutto chiariti, legato alla guerra di liberazione algerina degli anni Cinquanta e Sessanta. Un altro chiodo fisso di qualche nostro redattore è la critica antindustriale e anche su questo numero pubblichiamo un denso articolo in traduzione, da leggere con calma e su cui riflettere. Questa volta non consigliamo un libro “da rubare”, ma solo un progetto editoriale “da sostenere”: Cavallino rivista ed editrice, con cui contiamo di avviare una collaborazione e già su queste pagine trovate una bella illustrazione realizzata da uno dei loro disegnatori.