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Non ci bastano più le parole (#7)

Non ci bastano più le parole
Di Redazione

Serve aiuto?

Serve aiuto?

 

Lo stesso nome e un destino simile uniscono Emmanuel Chidi Nnamdi ed Emmanuel Nnumani. Per entrambi un lungo viaggio alle spalle che li ha condot­ti dalla Nigeria all’Italia, costa adriatica, dove sono diventati protagonisti e vitti­me di storie di ordinario razzismo. Del primo, ucciso a Fermo da un picchiatore amico di CasaPound, abbiamo parlato nel numero 5; l’altro, nel momento in cui scriviamo, è stato invece dichiarato fuori pericolo e trasferito dall’ospedale Infermi di Rimini in una struttura di riabilitazio­ne, dove lo attende un lungo percorso. Insultato, picchiato, accoltellato e investito da un altro razzista di provincia. Per lui i giornali non hanno sprecato troppo inchiostro: la notizia ha tenuto le prime pagine della cronaca locale il tempo di essere ridimensionata a un episodio sca­tenato da “gravi problemi psichiatrici” dell’aggressore, in cui la matrice razziale e xenofoba non aveva ragione di esistere. A completare l’ipocrisia, Emmanuel ha ricevuto dal prefetto, in via straordina­ria, un generoso permesso di soggiorno di appena un anno per motivi umanitari: questo è il valore di una vita strappata per caso alla morte per mano razzista, una tra tante. Proprio per questi motivi crediamo che l’antifascismo non sia solo retorica da 25 aprile e chi soffia sul fuoco dell’intol­leranza non vada derubricato né lasciato in pace, nemmeno per un attimo.

Così è, ed è stato, per Matteo Salvini, contestato ogni volta che si è affacciato su una piazza per mettere in scena le sue “salvinate”: l’articolo di apertura lo dedichiamo proprio alla bece­ra comunicazione dello showman leghista e alle tante contestazioni che lo hanno affrontato anche nelle Marche e in Romagna. Proseguiamo con l’analisi di una rogna che riguarda giovani e meno giovani: la necessità di trovarsi un lavo­ro, necessità e condanna di tutti noi co­me spiega il detto “voja de fadigà salteme adosso / fadiga te padròn che io nun posso”. Restando fedeli all’attenzione alla terra che abbiamo sotto i piedi, dedichiamo poi un lungo approfondimento al “parco” eolico che qualche azienda tutt’altro che green ha piazzato sul territorio dell’Ap­pennino pesarese, nei pressi di Apecchio. Sono le stesse montagne segnate dal trac­ciato del mega gasdotto Brindisi-Miner­bio, grande opera collegata alla Trans Adriatic Pipeline (TAP), contro la qua­le si sono già mobilitati i salentini non assuefatti alle nocività industriali. Co­me dice il proverbio “chi ha tempo non aspetti tempo”: quando, e se, le macchine scavatrici arriveranno da queste parti sarà probabilmente troppo tardi per opporsi. Da parte nostra seguiamo con attenzione l’evolversi di questa lotta che si prean­nuncia lunga, complicata ma anche ricca di occasioni di incontro ed esperienza. Insomma, anche nell’Italia centrale non mancano territori da sottrarre alle grinfie dell’economia e dello Stato.

Cosa abbia­mo in mente quando parliamo di “terri­torio”? Su questo concetto pensiamo sia il caso di cominciare a chiarirci le idee e lo facciamo con il ricco contributo di Miguel Amorós che pubblichiamo come supplemento, visto che non ci bastava­no le pagine. Per restare sul territorio e approfondire la discussione sulle relazioni tra differenze di genere, potere e cambiamenti possibi­li, diamo spazio a un progetto di auto-conoscenza e consapevolezza femminile. Il Lunario della Dea è uno strumento pratico che parte dai se­gnali del corpo, ideato e condiviso da una donna marchigiana che abbiamo intervi­stato allargando la discussione alle mol­teplici dimensioni del vivere femminile. Infine proponiamo un contributo sull’e­ducazione libertaria, le cui sperimenta­zioni si stanno diffondendo in più parti d’Italia. In chiusura questa volta non una ma ben due recensioni, anche se più bre­vi, che inaugurano la rubrica aperiodica: “libri da rubare vs libri da comprare”, per­ché anche quello che non ci piace a volte va letto, ma preferiamo non pagarlo.

Intanto proseguono i nostri incontri pub­blici di presentazione della rivista e di approfondimento di singoli temi come la partecipazione al “Ratatà” di Macerata, festival di illustrazione, fumetto ed edito­ria indipendente, e al festival “Una mon­tagna di libri nella Valle che resiste” in Val di Susa dal 16 al18 giugno, segnatevi la data! Per questa estate abbiamo anche in programma una piccola – o forse grande – festa di Malamente… seguiranno ag­giornamenti, cercateci anche sui dannati social network.

Il prossimo numero è previsto per inizio settembre: speriamo allora che, di nuovo, non ci bastino le pagine per accogliere le vostre proposte e suggerimenti, ma so­prattutto che oltre alle parole ci seguano, e parlino per noi, anche le pratiche e le azioni nei prossimi mesi.

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