Sabotaggio mon amour
Di Morby
Recensione a: Sabotaggio mon amour, a cura di Carmine Mangone, Camerano, Gwynplaine, 2013.
Nella notte fra il 13 e il 14 maggio 2013 in un assalto contro il cantiere Tav di Chiomonte alcuni macchinari andarono in fiamme. Per quel sabotaggio sono stati arrestati e lungamente detenuti quattro compagni, per di più accusati di terrorismo. E così la categoria del “sabotaggio” è riapparsa sulla scena pubblica, in particolare da quando lo scrittore Erri De Luca l’ha sdoganata, esaltandone il “nobile significato” e la sua utilità nella lotta di una comunità minacciata. Per questo è finito sotto processo con l’accusa di istigazione a delinquere. E allora tutti giù a citare Gandhi e Mandela, compresi quei leaderini di movimento che fino a ieri avevano preso le distanze da tutto ciò che stonasse nel candido coro della valle e gettato la propria scomunica su ogni danneggiamento notturno o diurno – “violenza! violenza!” li sentivi starnazzare inorriditi – contro il Tav.
Ma c’è sabotaggio e sabotaggio, quello brutto e cattivo rimane da condannare. L’occasione per far rientrare Erri De Luca nei panni a lui più consoni è presto data: a novembre 2015 un sabotaggio a Bologna contro le linee ad alta velocità suscita questa volta l’indignazione dello scrittore distintosi, tra l’altro, per le sue lodi al lavoro dei servizi segreti e per la difesa dell’occupazione israeliana in Palestina. All’unisono con Salvini, definisce gli autori del sabotaggio nient’altro che teppisti, incontrollabili delinquenti che meritano il carcere.
Una mano per mettere a fuoco la categoria del sabotaggio, lasciate stare le piroette dello scrittore di cui sopra, viene invece da libro Sabotaggio mon amour, pubblicato dall’editore Gwynplaine e curato da Carmine Mangone, in cui sono raccolti quattro contributi sul sabotaggio rivoluzionario di ieri e di oggi.
Il punto di partenza è un testo che ha fatto epoca: Il sabotaggio dell’anarchico francese Émile Pouget, pubblicato a Parigi intorno al 1910, ora presentato in una nuova traduzione di Mangone. A cavallo tra Otto e Novecento Pouget ebbe un notevole ruolo nello sviluppo del sindacalismo rivoluzionario. Destando grave scandalo tra i benpensanti di ogni classe, riuscì a far diventare il sabotaggio da pratica personale di istintivo danneggiamento degli interessi del padrone a metodo di lotta cosciente e collettivo, facendolo adottare ufficialmente della Confédération générale du travail nel suo congresso del 1897. Il sabotaggio, tanto dei mezzi di produzione quanto delle merci prodotte, è la guerriglia del lavoratore contro il padrone che lo sfrutta ed è visto come logica conseguenza di un iniquo sistema economico: “a cattiva paga, cattivo lavoro”, diceva Pouget.
Il secondo pezzo si intitola Contratti o sabotaggio. Quando a stare a sentire certi uccellacci movimentisti pare che bisogni manifestare sempre sereni e composti per far vedere quanto si è bravi e ragionevoli, discutere amabilmente con politici e amministratori, parlare a mezza voce e non sbattere le porte per non disturbare, ci fa piacere che un editore coraggioso riproponga un testo di quei pazzi furiosi di Comontismo, che alle potenzialità rivoluzionarie della trash music avrebbero preferito quelle di una rapina all’ufficio postale (forza, “Uomo che ride”, ora aspettiamo la ripubblicazione di un altro loro audace libello: Verso l’abolizione di ogni codice presente e futuro!). Comontismo nasce nei primi anni ’70, sulla scia dei gruppi di critica radicale come Ludd e Organizzazione consiliare. In questo pamphlet viene delineata un’analisi dal punto di vista rivoluzionario dello sviluppo recente del capitalismo, delle lotte operaie e del loro recupero sindacale all’interno del sistema, nonché del ruolo tra il nefasto e il ridicolo dei gruppuscoli extraparlamentari. Niente da salvare, niente da riformare, ma tutto da distruggere in un capitalismo che non è solo sfruttamento economico della classe operaia ma attacco alle esigenze vitali dell’essere umano e che tende a insinuare la sua logica espropriativa in ogni piega del tempo di vita. Comontismo abbandona qualunque terreno di contrattazione con il capitale, rigetta le sue logiche di produzione, circolazione e consumo di merci e rivendica il rifiuto del lavoro e la ricerca del piacere, la rivoluzione portata nel vissuto quotidiano e la pratica dell’illegalità. Per non affondare nelle paludi melmose della militanza politica e del sindacalismo tradizionali, Comontismo sguazza nella spontaneità criminale, quale forza non addomesticabile: “criminali di tutto il mondo unitevi!”.
Il terzo scritto, Del sabotaggio come una delle belle arti, porta la firma dell’Istituto Asturiano di Vandalismo Comparato ed è una critica della società mercantile-spettacolare di chiare ascendenze situazioniste. Infine, chiude il volume l’Invito al sabotaggio ad uso dei ricchi di spirito, in cui Carmine Mangone riflette sul sabotaggio e la sua praticabilità, sulle modalità creative e ingovernabili del dissenso radicale oggi, sulle microinsurrezioni individuali sorrette da idee sovversive e sul loro collegamento attorno a un proposito collettivo, per una comunità umana senza capitale né padroni.
E allora raccogliamo l’invito. Posiamo il libro e corriamo in ferramenta: le vie del sabotaggio sono infinite!