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Salviniana: tre anni di contestazioni a Salvini (#7, maggio 2017)

Salviniana: tre anni di contestazioni a Salvini [2014-2017]
Di Valentina

SALVINATA (Salvinata) s. f. (iron.) Trovata, uscita tipica del politico Matteo Sal­vini. Derivato dal nome proprio (Matteo) Salvini con l’aggiunta del suffisso -ata. «Lui [Matteo Salvini, ndr] se la ride, ha già calcolato l’effetto mediatico della visita ed è certo che anche grazie a queste “salvinate” la Lega salirà ancora di più nei sondaggi» (Pierluigi Sala, Repubblica, 8 novembre 2014, p. 10). «Salvini sta affossando il centrodestra, di certo non gli correremo dietro – hanno sottolineato Alfano e Lupi -. Le sue Salvinate, come quella di uscire dall’Europa, non producono risultati, sono fatte solo per ottenere una manciata di voti» (ilmessaggero.it, 21 febbraio 2015).
[Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/salvinata_(Neologismi)]

Livorno. Una "salvinata"
Livorno. Una “salvinata”

 

Potrebbe essere divertente, se non fosse terribilmente vero: Salvini è diventato un sostantivo e la sua definizione è entrata a far parte dei neologismi, secondo Treccani. L’etimologia è presto spiegata: nel linguaggio giornalistico le “gesta” di Salvini hanno assunto una dimen­sione emblematica, in un certo senso si possono considerare qualcosa di unico nel loro genere.

Forse non possiamo ritenere la selezione di neologismi di Treccani un’istituzione nel cam­po linguistico, e il dubbio lo sollevano termini legati più alle trovate giornalistiche che a un reale cambiamento della lingua parlata e scritta (qualche esempio: “accalappiazingari”, “bankabbestia”, “euro-furbetto”); eppure anche se si trattasse di una strategia di marketing del sito Treccani per un pugno di click in più (unità di misura della visibilità e quindi del guadagno in rete), non sarebbe comunque divertente.

Se non linguisticamente autorevole, quello di Treccani è tuttavia un termometro di un pro­cesso in atto difficilmente reversibile: linguaggio, mezzi di comunicazione e Salvini – inteso non solo come personaggio politico, ma come figura culturale – hanno fatto cortocircuito. Per usare un altro termine che pure si può trovare tra le pagine del dizionario, la “salviniz­zazione” è compiuta.

Per capire che non si tratta solo di un gioco linguistico, sebbene venga presentato come tale anche grazie alla nota “ironico” presente nella definizione, ha senso partire proprio da questo fenomeno. Le “salvinate” non esistevano prima di Salvini e a renderle tali ci han­no pensato soprattutto i media, stampa, radio, televisione e definitivamente il web, in un tempo piuttosto breve. Forse il termine fa solo qualche comparsa sulle testate giornalistiche più inclini al sensazionalismo della notizia, ma è evidente a tutti che, dalla sua nomina a segretario della Lega (dicembre 2013) a oggi, il volume della sua voce è stato amplificato e i media mainstream si sono prestati a diventare il suo megafono principale. Andando a memoria e scusandoci per la fonte, c’è un passaggio interessante in un’intervista televisiva del 2014 [cfr. Le Invasioni Barbariche, 24/01/2014] in cui a un acerbo e ancora impaccia­to neo-segretario viene chiesto come mai, in un momento di rinnovamento del partito, il linguaggio della Lega rimanesse fedele a un registro becero e aggressivo o, come preferisce definirlo Salvini, “ruspante”.

La risposta è abbastanza banale ma in qualche modo premonitrice: «In Italia se non alzi la voce nessuno ti ascolta, anche se hai ragione». Ci verrebbe da aggiungere: anche se non hai ragione.

E questo è proprio ciò che è accaduto: negli ultimi tre anni Salvini ha alzato la voce e nei luoghi in cui ha parlato e parla nessuno si è realmente preoccupato di abbassare o togliere il volume. Così non solo i suoi contenuti, le sue “salvinate”, sono diventati una possibilità tra le varie scelte politiche, ma Salvini stesso è stato consacrato come interlocutore privilegiato del circo mediatico, qualcuno insom­ma adatto a presidiare tutte le reti televisive e a presenziare in una marea di trasmissioni senza contraddittorio e senza risultare se non inaccettabile, almeno fuori luogo.

Rimini, 9 aprile 2016, la piazza divisa.
Rimini, 9 aprile 2016, la piazza divisa.

 

«Vorrei che i conigli dei centri sociali fossero scesi in piazza contro la camorra ma forse hanno paura perché qualche mamma o papà con la camorra ci campa.»
[La Stampa, dichiarazione di Salvini sui fatti di Napoli, 11/03/2017]

«Questi di Bologna sono zecche per i quali ci vuole l’insetticida, come per i topi ci vuole il topi­cida. Bisogna liberare piazza Verdi a suon di manganellate. Io piazza Verdi la ripulirei con gli idranti. Va ripulita con gli idranti, serve acqua. È già presidiata, ma non basta, serve di più.»
[Ansa, dichiarazione di Salvini sui fatti di Bologna, 15/02/2017]

«Palme e banani in piazza Duomo? Follia. Mancano sabbia e cammelli, e i clandestini si senti­ranno a casa. #motosega #starbucksgohome.»
[Pagina Facebook, Salvini sull’installazione di palme in piazza Duomo a Milano, 15/02/2017]

«Continue scosse di #terremoto in Centro Italia, neve e gelo. Altro che “migranti”, che il governo aiuti subito questi italiani!»
[Twitter, Salvini su terremoto in centro Italia, 18/01/2017]

Sono solo alcune delle dichiarazioni che quotidianamente Salvini rilascia a mezzo social o stampa e che alimentano il dibattito politico e culturale senza filtri. Ma non si tratta di eccezioni: la caratteristica comunicativa e di contenuto del “leader della ruspa” è un linguag­gio provocatorio, xenofobo e razzista senza mezzi termini. Questa modalità truce non solo viene tollerata, ma accettata e normalizzata, diventando una vera e propria opzione politica ammissibile.

Eppure c’è qualcuno che il volume ha cercato di abbassarlo e ha provato a staccare la spina all’amplificatore a senso unico che trasmette il continuo e fastidioso rumore leghista, por­tando in piazza contenuti diversi, contestazioni e una sana voglia di mandare a casa l’unica persona non gradita nelle città: Salvini.

Si tratta della campagna nazionale “Mai con Salvini”, che tuttora rimbalza da una piazza all’altra e che negli ultimi tre anni ha prodotto presidi e manifestazioni di migliaia di perso­ne, da nord a sud, ovunque il padano si presentasse con i suoi discorsi fatti di “siamo italiani e dobbiamo unirci contro i clandestini che stanno impoverendo l’Italia”.

Anche il territorio tra Marche e Romagna è stato attraversato dal becero ruspista a caccia di voti, ma in ogni città in cui ha messo piede ha sempre trovato un degno comitato di non-accoglienza: Ancona, Macerata, Senigallia, Pesaro, Porto Recanati, Jesi hanno risposto alle vuote parole d’ordine di Salvini e della Lega con contestazioni diffuse e dalle forme variegate. Allo stesso modo il leitmotiv “Mai con Salvini” ha movimentato le piazze di Bologna e Rimini, passando per Ravenna, Forlì e altre cittadine roma­gnole dove i leghisti hanno provato ad affacciarsi.

E proprio della giornata di Rimini vorremmo raccontare qualcosa di più, perché nel momento in cui scriviamo mancano pochi giorni all’inizio dell’udienza per i due arresti avvenuti il 9 aprile 2016, quando la Rimini antirazzista è scesa in piazza per opporsi all’en­nesimo comizio elettorale.

La dinamica dei fatti ricalca un copione visto tante volte: da un lato una piazza fortemente militarizzata a difesa di Salvini e della sua claque – talmente tanto da risultare più la celere schierata degli stessi leghisti e simpatizzanti –; dall’altro numerose persone di tutte le età decise a respingere chi, per qualche misero voto, fomenta quotidianamente una guerra tra poveri tifando per un’italianità tanto ipocrita quanto opportunista, contro la presunta inva­sione migrante responsabile di tutte le nostre infelicità e miserie.

Nel corso della giornata si sono svolte diverse iniziative di contestazione, con una partecipa­zione spontanea ed eterogenea. Tra queste, un presidio pubblico indetto da realtà e associa­zioni cittadine proprio nella piazza in cui si sarebbe svolto il comizio.

Così, mentre alcuni manifestanti si trovavano già sul posto, altri che tentavano di raggiun­gere la piazza per srotolare uno striscione sono stati attaccati a freddo con violente cariche e manganellate. In quel momento due ragazzi sono stati pestati, tratti in arresto e sottoposti a diverse violenze psicologiche, compreso il fatto di essere portati in questura senza la possibi­lità di contattare i propri legali e ricevendo in ritardo le necessarie cure mediche. Una situa­zione surreale in cui solo molte ore dopo, grazie anche alla determinazione di un presidio solidale sotto la questura, i due attivisti sono stati condotti agli arresti domiciliari, in attesa del primo processo avvenuto per direttissima il successivo 11 aprile, che ha trasformato i domiciliari in obbligo di firma settimanale. I capi di imputazione addossati ai due, da parte di un ufficio politico in cerca di capri espiatori, sono stati resistenza e aggressione a pubblico ufficiale. A oggi, un anno dopo i fatti, le misure cautelari sono ancora in vigore in attesa del processo.

Poche le parole spese in solidarietà: le testate locali, così come lo schieramento partitico istituzionale, si sono affrettate a prendere una posizione equidistante da fascisti e antifascisti, quando non di condanna, secondo l’orwelliana rappresentazione del “fascismo degli antifascisti” e di coloro che non accettano che i proclami fascioleghisti riempiano una piazza, oltretutto dedicata a tre giovani partigiani giustiziati dai nazisti proprio in quel luogo.

Questo è il contesto riminese, una città dove sempre di più i fascisti godono di agibili­tà politica e legittimità, in nome di un’ipocrita libertà di espressione in difesa dell’ordine democratico. Una città dove questo episodio è solo un tassello di un’operazione repressi­va volta a criminalizzare le esperienze di socialità e solidarietà autorganizzate e dal basso, costruite giorno dopo giorno negli spazi sociali, nelle palestre popolari, nelle curve degli stadi. Sempre a Rimini, infatti, due compagni accoltellati dai fascisti nel 2014 si ritrovano coinvolti, insieme ad altr* compagn*, amici e solidali, in un castello giudiziario decisamente kafkiano, fatto di processi, arresti domiciliari e altre misure preventive, mentre i fascisti e leghisti continuano indisturbati a seminare intolleranza, razzismo e xenofobia.

Ma pur nella sua specificità, Rimini trova una comunanza con tutte le altre città dove la visita di Salvini non è stata gradita. E proprio per ridare spessore a un percorso che non trova megafoni e amplificatori nei contesti dell’informazione di massa, vogliamo ripercorrere la cronologia della campagna “Mai con Salvini” e delle varie contestazioni che hanno toccato tutta l’Italia negli ultimi tre anni, insieme a qualche momento salviniano necessario alla ricostruzione.

Rimini, 9 aprile 2016, il commento di Salvini ai fatti del giorno.
Rimini, 9 aprile 2016, il commento di Salvini ai fatti del giorno.

 

Cronologia

7/12/2013. Salvini eletto segretario federale della Lega Nord, vince contro Umberto Bossi con l’82% delle preferenze.

25/4/2014 – REGGIO EMILIA. 25 aprile, convegno anti-euro presso un hotel. Contestazione con alcuni momenti di tensione. Provvedimenti cautelari per 15 persone incensurate: 2 arresti domicilia­ri e 13 obblighi di firma giornalieri.

5/5/2014 – LAMEZIA TERME. Contestazione a Salvini, ospite per il tour elettorale al sud dei fascisti del Movimento Territorio e Lavoro, alleati con la Lega Nord alle elezioni europee.

6/5/2014 – NAPOLI. Insulti e proteste contro Salvini che rinuncia al suo intervento in piazza Carlo III. « Sei tu la vera carogna». Salta il Lega tour: «Ma tornerò».

8/11/2014 – BOLOGNA. Visita al campo nomadi di via Erbosa. Durante la contestazione, l’autista accelera per scappare e investe due manifestanti. Il lunotto dell’auto privata di Salvini ha la peggio. Un anno dopo 20 persone indagate per violenza aggravata, lesioni e danneggiamento.

10/11/02014 – IMOLA. Visita a un centro dove sono ospitati profughi del Bangladesh. Salvini in­tona provocatoriamente “Bella ciao” dietro lo striscione “Stop invasione”. Un gruppo di manifestanti blocca gli accessi alla struttura, Salvini scortato riesce a entrare dal retro.

11/11/2014 – PARMA. Comparsata di pochi minuti, protetto da un grande dispositivo poliziesco. Gran parte della piazza presidiata dagli antirazzisti, raccolti dietro lo striscione “Fuori i razzisti da Parma”.

16/11/2014 – REGGIO EMILIA. Giornata di contestazioni in diversi luoghi e forme: a Montec­chio Emilia, a Reggio davanti alle ex Officine Reggiane e a Scandiano.

21/11/2014 – MODENA. Comizio in piazza e contropresidio antifascista.

19/12/2014. Nasce “Noi con Salvini”, lista leghista per il Centro e Sud Italia.

20/12/2014 – TORINO. Presidio leghista in quartiere Lingotto, a pochi metri dalle palazzine ex- Moi occupate dai rifugiati da aprile 2013. Contropresidio antirazzista di migranti e solidali in una piazza blindata da decine di camionette e celerini.

5/2/2015 – L’ AQUILA. Contestazione per la visita sui luoghi del terremoto: «Qui non ti vogliamo tornatene con Borghezio». Ad attendere Salvini anche militanti di Noi con Salvini e CasaPound.

8/2/2015 – PALERMO. Salvini sceglie Palermo per presentare la lista Noi con Salvini: «Chiedo scu­sa ai meridionali se li ho offesi». Contestato: «Lega ladrona Palermo non perdona. Orgoglio terrone».

27/2/2015 – ROMA. A meno di 24 ore dalla manifestazione della Lega, mobilitazione dei movi­menti per il diritto all’abitare, a piazzale Flaminio. Forte contestazione e cariche, nessun fermo. Il 5 novembre 2015 vengono notificati 3 obblighi di firma due volte al giorno e decine di denunce con multe per corteo non autorizzato e blocco del traffico. Durante la mattinata occupazione simbolica anche di alcune chiese a Piazza del Popolo, sgomberate.

28/2/2015 – ROMA. Mobilitazione nazionale della campagna “Mai con Salvini”, grande corteo in risposta al comizio in Piazza del Popolo che mette insieme Lega Nord, CasaPound, Fratelli d’Italia.

7/3/2015 – GENOVA. Manifestazione per contestare il comizio di Salvini.

7/3/2015 – VENEZIA. Manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia e Lega Nord. Salvi­ni diserta perché a Genova, presente solo Meloni. In risposta, giornata di festa antirazzista “Venezia non si Lega”.

12/3/2015 – CAGLIARI. Rovesciato banchetto di raccolta firme Noi con Salvini, fermato e arresta­to un compagno poi processato il giorno dopo per direttissima.

28/3/2015 – TORINO. Corteo cittadino per respingere i fascioleghisti. Violente cariche poco dopo la partenza quando il corteo cerca di raggiungere il luogo del comizio. 8 persone fermate e poi rila­sciate in serata con una denuncia a piede libero. Un giovane studente antifascista torinese trattenuto in carcere e poi trasferito agli arresti domiciliari per alcuni mesi. A 5 mesi di distanza arrivano altri 6 arresti: 2 condotti presso il carcere delle Vallette, 4 ai domiciliari con restrizioni.

22/4/2015 – LIVORNO. Contestazione con lancio di uova e pomodori. Salvini protetto fa il dito medio ai manifestanti e si filma con l’Ipad. Successivamente in seguito a un momento di confronto con dei leghisti, 4 ragazzi vengono denunciati per lesioni aggravate e porto d’arma impropria. A questi viene notificato anche il Daspo perché, secondo la questura, noti frequentatori dello stadio.

27/4/2015 – ANCONA. Presidio antirazzista, con lancio di uova e fumogeni, impedisce il comizio di Salvini che diventa una conferenza stampa di pochi minuti. Tre cariche della polizia tentano di disperdere i manifestanti. Subito dopo il presidio si sposta nel quartiere Piano, zona con il maggior numero di migranti dove era prevista una visita di Salvini; qui la determinazione della piazza ne impedisce il passaggio.

27/4/2015 – PORTO RECANATI. Comizio davanti all’Hotel House, atteso da una numerosa delegazione antirazzista e meticcia. Il palazzone dell’hotel è famoso per essere un ghetto verticale, in cui sono confinate più di 3 mila persone (in un paese di 12 mila) di molte nazionalità differenti, in condizioni precarie. I migranti residenti e i solidali hanno impedito l’ingresso incordo­nandosi nel viale di accesso, al grido di “fuori i razzisti dalle città”.

27/4/2015 – MACERATA. Dopo il flop di Porto Recanati, Salvini si muove alla volta di Macerata, dove lo attende una piazza antirazzista. Poche decine di leghisti, bersagliati da uova e da slogan. Cariche violente della polizia, due i feriti, di cui uno colpito alla testa e numerosi i contusi.

1/5/2015 – LUCCA. Salvini ospite in un locale viene contestato all’esterno con un presidio.

5/5/2015 – BOLZANO. Presidio pacifico di contestazione. CasaPound fa da servizio d’ordine, pro­voca e aggredisce i manifestanti, causando l’intervento della polizia.

6/5/2015 – TRENTO. Presidio antirazzista e due cortei bloccano l’accesso alla piazza militarizzata a difesa di Salvini, che fa il suo comizio in una piazza vuota.

9/5/2015 – LECCE. Distrutte le vetrate del comitato elettorale “Noi con Salvini”, in vista della visita del segretario.

10/5/2015 – LECCE. Lancio di uova e forti contestazioni davanti all’hotel in cui si svolge il comizio di Salvini, entrato da un ingresso sul retro.

11/5/2015 – FOGGIA. Presidio antifascista davanti a un hotel con fumogeni, uova, pomodori, banane e lo striscione: “Salvini: odio senza confini”. Cariche e manganellate colpiscono una com­pagna in modo non grave. La protesta costringe Salvini a lasciare in fretta la città scortato anche da CasaPound.

12/5/2015 – GELA. Inizio del tour in Sicilia, trova più contestatori che simpatizzanti.

12/5/2015 – MARSALA. Comizio annullato grazie alla contestazione molto partecipata. In tarda serata, Salvini si reca di nascosto in un ristorante della zona. Un piccolo gruppo di contestatori lo raggiunge, ma viene allontanato dalle fdo.

13/5/2015 – VILLABATE (PA). Rovinata la passerella elettorale anche nel piccolo comune con un presidio di contestazione e lancio di uova.

14/5/2015 – SENIGALLIA. Comizio di Salvini in una piazza chiusa da blindati e agenti antisom­mossa. Tutti i lati assediati dai manifestanti con lancio di uova, pomodori, torce e petardi che lo interrompono ripetutamente fino a fermarlo. I manifestanti attraversano in corteo il centro storico cercando di raggiungere la piazza e vengono caricati. Alla fine prendono il palco e il corteo si scioglie al grido di: “Salvini t’hai da’ tuffa’ su i scoj!”.

15/5/2015 – PORTO SAN GIORGIO (FERMO). Il comizio dura appena cinque minuti, a con­testarlo un centinaio di persone. Salvini chiama i manifestanti “fascisti”, proprio mentre sotto al suo palco si trovano una decina di soggetti di CasaPound, circondati dalla celere. Tra questi Diego Tor­resi, responsabile Blocco Studentesco Marche, e Amedeo Mancini: il nome non ci è nuovo, Mancini è infatti la persona che sarà accusata dell’omicidio di Emmanuel Chidi Namdi, ucciso per motivi razziali il 5 luglio 2016 a Fermo.

15/5/2015 – PERUGIA. Presidio rumoroso e partecipato interrompe il comizio e si riappropria della piazza nonostante ripetute provocazioni di leghisti e polizia. Cariche violente e a freddo. Un manifestante fermato e rilasciato e diversi feriti.

15/5/2015 – MARSCIANO. Sede della Lega Nord locale imbrattata di vernice rossa. Un corteo segue Salvini per tutta la durata della visita, contestato con urla e sputi.

16/5/2015 – VIAREGGIO. Salvini rinuncia a incontrare i suoi sostenitori al mercato centrale a causa delle contestazioni. Lascia il luogo in auto che viene presa a pugni. Raggiunge la piazza dove tiene un comizio di appena 10 minuti, disturbato da lancio di uova e slogan per poi scappare nuo­vamente in auto.

16/5/2015 – TORRE DEL LAGO. Annullata la tappa per timore di contestazioni.

16/5/2015 – MASSA. Cariche contro i manifestanti che tentano di sfondare i picchetti della polizia a protezione dell’area del comizio: le manganellate feriscono due persone (padre e figlio), diversi contusi.

16/5/2015 – PISA. Corteo per le vie della città. Salvini non pervenuto.

21/5/2015 – SEGRATE. Contestato con lancio di uova e vernice.

23/5/2015 – PADOVA. Presidio e corteo mentre Salvini presenta il libro “Allarmi siam leghisti”. Provocazioni poliziesche, spintoni e blocchi.

24/5/2015 – MESTRE. Manifestazione antirazzista cerca di forzare il cordone di fdo. Cariche e manganellate, alcuni feriti. Il presidio non si scioglie fino al termine del comizio.

27/5/2015 – SAN GIOVANNI LA PUNTA (CT). Annullato comizio a Milazzo, viene accolto nel paese catanese con un presidio determinato che cerca di sfondare transenne e cordone di polizia, caricato e manganellato.

28/5/2015 – SIENA. Il presidio viene fatto arretrare e allontanare dalla piazza. Nonostante ciò le fdo caricano e manganellano i manifestanti. Un giovane liceale gravemente ferito. Un fermo per resisten­za, rilasciato dopo un’ora. Il presidio al termine del comizio attraversa la città in un corteo spontaneo.

26/6/2015 – SAVONA. Presidio di contestazione con alcuni momenti di tensione.

26/6/2015 – GENOVA. Corteo antifascista e antirazzista con sanzionamento a Confesercenti, ca­serma dei carabinieri e comando dell’esercito. Un secondo corteo raggiunge alla spicciolata il retro del palco di Salvini, tensioni e cariche. Il corteo improvvisa un contro-comizio in una vicina piazza. Pestaggio da parte dei leghisti e conseguente trasporto in ospedale per un signore che si era recato sotto il palco del leghista per contestarlo.

2/7/2015 – CATANZARO. I manifestanti vengono presi d’assalto e caricati mentre Salvini partecipa a un convegno sulla sicurezza organizzato dal Sap.

2/7/2015 – LAMEZIA TERME E ISOLA DI CAPO RIZZUTO. Contestazioni al grido di “i terroni non dimenticano”.

7/7/2015 – FILAGO (BG). Salvini invoca ruspe per sgomberare i profughi ospitati nella palestra della località, accolto da un presidio di solidali e migranti che impedisce lo svol­gimento del comizio.

15/7/2015 – NAPOLI. Presidio caricato, resiste e diventa un corteo spontaneo.

05/11/2015 – PADOVA. Presidio all’ex caserma Prandina che accoglie rifugiati e profughi. Salvini rinuncia alla visita.

08/11/2015 – BOLOGNA. Diversi cortei mattutini per contestare la presenza leghista in piazza Maggiore. Migliaia di manifestanti attraversano la città, tafferugli e cariche sul ponte di via Stalingra­do. In un centinaio raggiungono la piazza, lancio di oggetti e insulti.

14/11/2015 – PISA. Corteo determinato, ripetutamente caricato. Diversi feriti tra i manifestanti, un digos ferito.

26/1/2016 – TRIESTE. Diverse contestazioni: performance, striscioni, azioni di disturbo. Tre cari­che a freddo, le fdo rincorrono e manganellano indistintamente manifestanti, passanti e giornalisti.

28-29/1/2016 – MILANO. Carico di letame per accogliere Salvini e Marine Le Pen. Corteo di pro­testa durante lo svolgimento del convegno con alcuni rappresentanti delle destre europee.

11/2/2016 – CAGLIARI. Presidio diventato corteo, in occasione dell’inaugurazione di una sede di Noi con Salvini. Cariche e lanci di lacrimogeni anche ad altezza d’uomo. Tre fermi, uno immediata­mente rilasciato, gli altri due dopo alcune ore. Contestazioni anche a Olbia e Alghero.

26/2/2016 – ROMA, PRENESTINO. Assaltato un gazebo elettorale leghista in piazza Malatesta. Nel pomeriggio lancio di uova al gazebo all’Appio Claudio. Per i fatti in piazza, 4 mesi dopo effet­tuate perquisizioni in casa di 10 attivisti e notificati altrettanti obblighi di firma due volte al giorno.

3/3/2016 ROMA, PRENESTINO. Dopo l’assalto al banchetto, Salvini si presenta al gazebo in una piazza blindata dalle fdo. Dalla parte opposta presidio di contestazione.

5/3/2016 – ROMA, GARBATELLA. Azione di contestazione al banchetto di Noi con Salvini. Fumogeni, cori e insulti. Il banchetto chiude in anticipo.

14/03/2016 – JESI. Attivisti respingono una fiaccolata organizzata dalla neocostituita Lega Nord Jesi. Una decina i leghisti partecipanti, colpiti da gavettoni.

9/4/2016 – RIMINI. Presidio durante il comizio di Salvini. Cariche a un gruppo di manifestanti e due arresti.

11/4/2016 – L’AQUILA. Contestazione a Salvini in visita in città.

4/5/2016 – ROMA, MONTAGNOLA. Salvini in visita al quartiere contestato dalla maggioranza dei presenti, che gli impediscono di entrare al mercato.

5/5/2016 – BOLOGNA. Presidio in zona universitaria per la visita di Salvini. Previsto un incontro con il rettore dell’Università e la candidata sindaca Borgonzoni. La polizia carica gli universitari che provano a raggiungere Ingegneria, in zona periferica di Bologna, dove è spostato il suo incontro con il rettore.

27/5/2016 – SAN GIOVANNI LA PUNTA (CT). Presidio di contestazione “Leghista fa rima con fascista”, “Salvini, Catania ti schifa”, “Leghisti complici degli scafisti”. Momenti di tensione con la polizia.

1/6/2016 – TORINO. Militarizzata l’intera zona del mercato di porta Palazzo, presidio antirazzista. La protesta si sposta al comizio in via Garibaldi in centro, dove viene interrotto l’intervento di Salvi­ni. Il presidio diventa un corteo che si muove fino a piazza Castello.

2/6/2016 – BOLOGNA. Salvini torna in città. Il corteo di contestazione viene caricato in zona universitaria, 5 fermati, subito rilasciati. In piazza Verdi erette barricate con balle di paglia. Caricati anche attivisti che avevano realizzato la scritta sulla sede locale del Pd: “Contro i due Matteo legittima difesa” e fatto un lancio di verdure al comizio in piazza Maggiore.

23/7/2016 – CAGLIARI. Aggredito esponente di Noi con Salvini Cagliari. I leghisti avevano richiesto, senza ottenerlo, il permesso per una manifestazione in piazza contro i migranti che vi stazionavano da giorni. Organizzato un pranzo antirazzista, durante il quale alcuni hanno notato l’esponente leghista e l’hanno spedito in ospedale. Il personaggio dopo qualche tempo è stato espulso dalla lista leghista perché con posizioni estremiste/fasciste.

1/10/2016 – PADOVA. Presentazione del libro di Salvini presso libreria Mondadori. Il presidio di contestazione diventa un corteo determinato a raggiungere la piazza della libreria. Dopo un lancio di uova e fumogeni, la polizia cerca di caricare la testa del corteo. Respinte le cariche, azioni di disturbo.

12/11/2016 – FIRENZE. Manifestazione nazionale “Io voto no” in piazza Santa Croce. Corteo di contestazione “Salvini e Lega Nord, a Firenze un vi si vole!”.

25/11/2016 – LUCCA. Studenti universitari e medi cercano di avvicinarsi al bar dove Salvini incon­tra i suoi “fan” per srotolare uno striscione; un ingente dispiegamento di forze dell’ordine confina la contestazione lontano dal luogo.

17/12/2016 – PALERMO. La popolazione contesta l’arrivo del leghista in città: “La Sicilia è dei siciliani, itivinni in Padania”. La protesta dura per tutto il tempo della permanenza di Salvini in città, alcuni manifestanti tentano di occupare l’interno della Cattedrale e vengono allontanati con la forza.

8/3/2017 – NAPOLI. Salvini atteso presso la sede de Il Mattino di Napoli per un’intervista lampo. La polizia sgombera il primo sit-in improvvisato, ma già in tarda mattinata due nutriti gruppi di ma­nifestanti bloccano nuovamente le vie di accesso alla sede del giornale. La polizia carica il corteo mol­to partecipato da donne, emblematico proprio l’8 marzo, sciopero globale delle donne. Nella carica una ragazza subisce una lesione al naso e un’altra persona viene colpita al viso da una manganellata.

11/3/2017 – NAPOLI. Un grande corteo partecipato e determinato per dire No alla presenza di Salvini a Napoli. Scontri con le forze dell’ordine, uso di lacrimogeni e idranti. Il corteo risponde con lanci di petardi, sassi e barricate. Numerose cariche, 4 fermi. È importante ricordare che la presenza di Salvini è stata possibile solo grazie all’intervento del ministro Minniti che la sera prima ha dato “disposizioni” alla Prefettura di consentire al leader leghista di parlare alla Mostra d’Oltremare, nono­stante il diniego del sindaco De Magistris e dell’amministratore delegato della Mostra stessa.

Roma, 28 febbraio 2015, manifestazione nazionale “Mai con Salvini” - Foto di Laura Mormi.
Roma, 28 febbraio 2015, manifestazione nazionale “Mai con Salvini” – Foto di Laura Mormi.

 

Ripercorrendo tutte queste tappe e l’accoglienza riservata a Salvini in ogni città, possia­mo affermare che lo scenario reale in cui le sue “salvinate” vengono messe in pratica è molto diverso da quello che ci raccontano media e pagine Facebook. Se a questo aggiungiamo l’evidente flop elettorale, ci rendiamo conto di quanto Salvini sia un fenomeno soprattutto mediatico che, senza la visibilità indiscussa di cui gode su tv e giornali, sarebbe solo un urlatore da quattro soldi.

Il suo però è un ruolo funzionale: se da un lato infatti chi governa impone le politiche ne­oliberali tanto care all’Unione Europea, dall’altro Salvini fomenta l’humus reazionario di malcontento e guerra tra poveri necessario ad attuarle.

Il suo linguaggio becero, semplicistico e “popolare” punta infatti ad arrivare alla pancia della gente che queste politiche le subisce a tutti i livelli sociali. Per fare questo il suo arsenale comunicativo straripa di falsità e luoghi comuni, creando un clima di odio e xenofobia generale. Ma le sue “salvinate” sono un contenitore vuoto dove il discorso politico non ha sostanza e gioca solo su formulette buone a mettere insieme i vari populismi “anti-sistema” così come i segmenti della destra che vanno dai moderati Fratelli d’Italia ai cani da guardia di CasaPound, ai populismi europei modello Le Pen, Orbán, Wilders e Afd.

Così, se ieri il vessillo leghista poteva essere l’odio contro il meridionale e Roma ladrona, oggi in un’ottica (anti)europeista che cerca di dare respiro nazionale alla Lega, lo sono i vari “no euro”, “no immigrazione” e un generico anti-comunismo che piace sempre alla destra post e neofascista.

A fare da collante a questi spot reazionari ci pensa il nemico condiviso da nord a sud, contro cui aizzare le ruspe: ovvero l’immaginario popolo dei barconi invasori. Se immaginario non è il dramma dei migranti, lo è sicuramente la rappresentazione che ne fa la Lega, che propone soluzioni razziste e omicide: dalle ruspe per i rom (e i “centri a-sociali”), alle barchette di “clandestini” da lasciare in mezzo al mare.

Un intreccio di antisistema e razzismo in cui fioriscono letture rovesciate della realtà e diventano accettabili posizioni come “se difendere la propria terra è razzismo, allora sono razzista”, analisi che parlano di “sostituzione etnica del popolo italiano attuata da governi e immigrati” e provocazioni come quella di Verona il 25 aprile, proposta come festa di libera­zione degli “italiani perbene da tutti i delinquenti, per la legittima difesa”.

In questo guazzabuglio di idee che vanno dalle nuove destre xenofobe europee a segmenti di vecchi e nuovi fascismi italiani, ben vengano dunque le contestazioni perché tolgono voce e forza a certa retorica a senso unico e fanno assaggiare a personaggi come Salvini il sapore del paese reale, delle uova, dei pomodori, degli sputi e in alcuni casi anche di qualche legnata, perché chi semina odio è giusto che raccolga tempesta.

Ma ciò che ci auguriamo soprattutto è che nelle tante città da cui Salvini ha battuto la ritirata si ritorni e si continui a lavorare giorno dopo giorno per creare percorsi antifascisti, antisessisti, antirazzisti e per ricostruire quella opposizione sociale in grado di affrontare le contraddizioni che si ritrovano in tutti i territori, togliendo terreno alla vulgata razzista da guerra fra poveri e riconoscendo chiaramente chi sono davvero i nostri nemici.

Roma, 28 febbraio 2015, manifestazione nazionale “Mai con Salvini” - Foto di Laura Mormi.
Roma, 28 febbraio 2015, manifestazione nazionale “Mai con Salvini” – Foto di Laura Mormi.

 

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