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Malamente è una rivista di carta. L’avete sfogliata, letta e riletta, presa in prestito, regalata. Ce ne avete ordinate tante copie, magari l’avete trovata in… Read More »Rivista Malamente su Facebook
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Riceviamo da un nostro redattore che si è recato sui luoghi del terremoto a portare solidarietà attiva.
29 agosto 2016
Solo le montagne sono serene nella luce piena di giallo di fine agosto, silenziose, più che mai.
Il terremoto ha colpito a macchia di leopardo mettendo in luce le differenze, tra i suoli e le pendenze e tra i derivati minerali delle stesse montagne che compongono le case: i materiali. Tanti commentatori si improvvisano ingegneri e architetti e tutti scoprono che la materialità del nostro abitare nel mondo è importante. Pescara del Tronto si scorge dietro una curva mentre il nostro convoglio sale lentamente, soltanto il cartello stradale è rimasto leggibile, le forme delle case, tutte distrutte, possiamo solo intuirle da quelle che abbiamo visto nei borghi lungo la strada. Alcuni paesi sono crollati, altri sembrano intatti. Altre disuguaglianze mute colpiscono l’occhio: le case vuote e pulite con i fiori al balcone e la palazzina col primo piano che sembra esploso perché il movimento sussultorio ha fatto scoppiare i muri. Nella stanza vivisezionata i calcinacci sfondano il letto, lo specchio è pulito e il cassetto ancora aperto. La vita interrotta.
Una fiondata nel verso giusto
di Redazione
Si dice che il primo grosso scoglio per una rivista sia superare il terzo numero. “Malamente” è arrivata al quarto, che in realtà sarebbe il quinto se consideriamo anche il numero zero uscito poco più di un anno fa. Siamo ancora qui e la spinta iniziale non s’è affatto affievolita. Anzi siamo sempre più lanciati, sostenuti dall’interesse che vediamo crescere attorno a questo progetto editoriale. Sono già una decina le presentazioni che abbiamo fatto in giro per le Marche (e non solo): le ultime a Urbino, Senigallia, Corinaldo e Cesena e ogni serata è stata occasione di piacevoli discussioni su come, dove e perché aprire spiragli di aria fresca che possano incrinare le mura che imprigionano questo mondo. Lungo la strada abbiamo incontrato qualche faccia conosciuta, ma anche tanti volti per noi nuovi e di diverse generazioni, con cui abbiamo condiviso l’urgenza di capovolgere una società ingiusta e insostenibile. A partire dalle piccole e grandi storie che viviamo nei nostri territori e che andiamo a scoprire e approfondire numero dopo numero.Read More »Una fiondata nel verso giusto (#4)
La pedagogia del buonsenso alla scuola Serendipità di Osimo
Di Luigi
[si veda anche: “Serendipità: una scuola-comunità dinamica a Osimo” Intervista di Luigi a Emily Mignanelli e Federico Pierlorenzi, in Malamente #15, settembre 2019]
A Osimo, in provincia di Ancona, abbiamo incontrato una bellissima realtà educativa basata su principi libertari, finora unica nelle Marche, avviata con il progetto sperimentale dell’associazione “Lilliput” per la fascia 0-3 e proseguita con l’apertura, tre anni fa, dell’esperienza di educazione libertaria “Serendipità” rivolta alla fascia prescolare e scolare, corrispondente alla scuola dell’infanzia e primaria. Una scuola che parte dai bambini e dalla loro voglia di esplorare il mondo per aiutarli a realizzare se stessi in libertà. È una risposta di buonsenso al sistema educativo e repressivo tradizionale a cui siamo abituati, ma non è una scuola d’élite come a volte lo sono le scuole alternative private, che siano montessoriane, steineriane o libertarie. Abbiamo intervistato Emily, che per prima si è messa in gioco nello sperimentare le possibilità di questo modello educativo, e Veronica che si è unita a lei per aprire “Serendipità”: due giovani donne con le idee chiare e un entusiasmo trascinante. Alla conversazione si è unita anche Federica, mamma di due bambini di 5 e 8 anni che frequentano la scuola. Speriamo che dalla loro esperienza possa diffondersi un sano contagio anche altrove.
Qual è stato il percorso che vi ha portato dal nido Lilliput alla creazione della scuola Serendipità?Read More »La pedagogia del buonsenso alla scuola Serendipità di Osimo (#3)
Malamente presenta il nuovo numero di Aprile ed il suo progetto Domenica 8 Maggio alle 1830 nella libreria Io Book di Senigallia
Carnevale tutto l’anno Di Redazione Nasce nel cuore di un inverno che non è mai decollato questo nuovo numero di Malamente. Si parte dal Gran… Read More »Carnevale tutto l’anno (#3)
La Campagna anarchica di solidarietà internazionale “Tre ponti”
Di A. Soto
In questa epoca il terrorismo è stato assunto a nuova ragione di Stato e non a caso il nemico pubblico numero uno di turno si fregia anch’esso, in concorrenza con i suoi più antichi rivali, di questo certificato di oppressione. Di conseguenza si moltiplicano le frontiere che allontanano le persone e le culture producendo nuovi conflitti distruttivi. Per questo sono preziose le iniziative politiche che rompono le geografie consolidate, che uniscono territori separati dal potere ma uniti da storie di contaminazione culturale e solidarietà. I paesi dei Balcani e la Grecia ad esempio, così vicini e così lontani per le Marche, vengono descritti in genere come luoghi instabili e pericolosi da confinare e controllare o come territori di conquista per le piccole e medie imprese nostrane all’interno della Macroregione Adriatico-Ionica, di cui Ancona è capoluogo. La campagna “Tre ponti” ci consegna invece un punto di vista diverso, combattivo, critico e creativo. I volti di chi si affaccia su un mare che dobbiamo conoscere meglio.
La Campagna anarchica di solidarietà internazionale “Tre ponti” è nata diversi mesi fa su stimolo di numerosi gruppi libertari greci, tra i quali il Gruppo dei comunisti libertari di Atene, e con il supporto dell’Internazionale di Federazioni anarchiche. Read More »Abbattiamo muri, costruiamo ponti (#2)
Il Parco nazionale del Catria, Nerone e Alpe della Luna: tutelare l’ambiente e sopravvivere allo sviluppo
Intervista redazionale al collettivo Squola di Pergola
Da oltre dieci anni diversi soggetti hanno avviato una campagna di sensibilizzazione e si stanno battendo per la costituzione del Parco nazionale del Catria, Nerone e Alpe della Luna: una vasta area protetta a cavallo di Marche, Toscana e Umbria che racchiude gran parte dei massicci montuosi della provincia di Pesaro e Urbino. Si tratta di zone riconosciute come altamente significative dal punto di vista geologico, ambientale e della biodiversità. L’iniziativa è nata dal basso, grazie alla spinta generosa di tanti soggetti che hanno interesse a tutelare e valorizzare questo comprensorio montano e che in tutti questi anni hanno cercato di stimolare le comunità locali, di informarle, di far sì che la mobilitazione sia il più possibile partecipata e condivisa. Abbiamo deciso di intervistare i compagni e le compagne dello spazio autogestito Squola di Pergola che seguono questa campagna partecipandovi in prima persona e in prima fila, per farci raccontare la loro esperienza, le motivazioni che li hanno portati su questa strada, le loro aspettative, i passi in avanti fatti in questi anni, le difficoltà e le resistenze che il progetto incontra, ma anche per esporre e discutere con loro alcune nostre perplessità su progetti di questo tipo, riguardanti in particolare i risvolti gestionali, politici, burocratici ed economici che l’istituzionalizzazione di un Parco porta con sé.
Trafficanti di armi nel Montefeltro: la Benelli di Urbino
Di Luigi
Il businness delle armi non è mai stato pulito. Da secoli si intreccia con la promozione di politiche repressive e reazionarie, con la cinica riproduzione e alimentazione di conflitti armati per aprire nuovi mercati e con intense amicizie nelle stanze del potere. Il crudele omicidio di Stato di Giulio Regeni al Cairo nell’anniversario della rivoluzione (sconfitta) del 25 gennaio 2011 ha rotto il velo dell’ipocrisia mostrando quanto il governo italiano sostenga in modo strutturale il regime militare egiziano. L’agitazione sguaiata dei nostri politici nel rassicurare l’opinione pubblica sulla volontà di verità delle istituzioni copre la cattiva coscienza di chi sostiene l’armamento e l’addestramento dei mastini egiziani. Il 20 dicembre 2014, il ministro Roberta Pinotti ha firmato un accordo di cooperazione militare con il ministro della Difesa egiziano, generale Sedki Sobhi, mentre le aziende italiane vendono armi che sostengono la repressione interna. Questa volta le contraddizioni cadono molto vicino a noi. L’OPAL di Brescia (Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa) a inizio febbraio 2016 ha reso pubblico che la Benelli Armi di Urbino (gruppo Beretta) tra maggio e giugno 2015 ha spedito 1.266 fucili nell’Egitto del regime militare di Al-Sisi. L’azienda di Urbino è produttrice del fucile antisommossa M4 S90, utilizzato dalle forze speciali e di sicurezza di numerosi paesi. Il cerchio si chiude facendoci sentire che il dolore per le vittime è legato a una catena di cause e di responsabilità che arriva fino a molto vicino a noi. Detto questo, la nostra opposizione all’industria delle armi non sposa le posizioni del pacifismo, essa è semplicemente parte del tentativo di restare umani, di sabotare la normalità della repressione brutale che colpisce i nostri fratelli e sorelle egiziane. La crudele tragedia di Giulio ci ha colpiti quando la stesura di questo articolo era già quasi completata, confermandoci purtroppo che stavamo guardando nella direzione giusta.
Personalmente ho un paio di ricordi legati alla Benelli Armi di Urbino. Il primo è un po’ sfuocato, risale ai tempi delle scuole elementari: un giorno la nostra classe sale sullo scuolabus giallo e viene portata in “gita d’istruzione” a guardare la catena di montaggio dei fucili e una specie di poligono all’aperto dove venivano testati. Pare che oggi, con quel minimo di pudore che consiglia di evitare l’accostamento bambini-armi, queste esperienze formative non vengano più ripetute. Il secondo ricordo è più nitido, siamo verso gli inizi degli anni Duemila e all’osteria “La stazione”, un simpatico bar ricavato nell’ex stazione ferroviaria di Urbino, confinante con la fabbrica, suonano i Father Honey, gruppo cover dei Rage against the machine. Il concerto viene però disturbato dall’arrivo di alcune pattuglie di carabinieri, richiamate dal custode visto che qualche scalmanato sull’onda di Fuck you, I won’t do what you tell me, aveva preso a bersagliare i capannoni della Benelli con bottiglie e sassi dei binari.
Read More »Trafficanti di armi nel Montefeltro: la Benelli di Urbino (#3)