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Il fronte rurale. Sulla partecipazione delle sperdute campagne nell’insurrezione antirazzista degli Stati Uniti (#19)

[QUI IL PDF] In questo scritto gli anarchici di una zona rurale degli Stati Uniti descrivono come le persone che vivono fuori dai grandi centri urbani hanno contribuito al movimento contro la violenza della polizia… Il fronte rurale. Sulla partecipazione delle sperdute campagne nell’insurrezione antirazzista degli Stati Uniti (#19)

DPCM e tutto il resto

di Redazione [QUI IL PDF] Diciamocelo: la cosiddetta “classe dirigente” non ha idea di come uscire da questa situazione. Per mesi il governo italiano, in buona compagnia con quello degli altri paesi, è stato incapace… DPCM e tutto il resto

Rivolta!

Riceviamo e pubblichiamo

La riproposizione senza termine di decreti normativi repressivi, ubiquitari a livello globale e motivati da “superiori interessi di salute pubblica” domina la sfera personale e l’agire politico degli esseri umani di questa particolare epoca: diventa perciò chiaro che l’unica via di fuga dalle passioni tristi, l’unica strada che gli individui e le collettività possono percorrere per affermare e riscattare la propria esistenza è quella della rivolta.

Necessità del singolo che immediatamente si trasforma in dispositivo politico di tante e tanti; da bisogno fisiologico dell’individuo la rivolta coinvolge e travolge settori eterogenei della popolazione fino a diventare “proprietà” comune.

Rivolta!

Coding in Your Classroom? No! Dal pensiero critico al pensiero computazionale, a scuola e non solo (#19)

Di Roby [QUI IL PDF]

Il pensiero computazionale sta entrando di prepotenza nelle scuole, spinto dai governi di tutta Europa. Pensare e agire come farebbe una macchina, senza ambiguità né conflitti, senza immaginazione ma in maniera estremamente efficiente deve diventare, secondo gli alfieri del mondo informatizzato, una nuova capacità di base al pari di leggere, scrivere e far di conto. Dicono che sia necessario affinché le nuove generazioni possano competere nel contesto tecnologico che le circonda. Noi inguaribili poeti, che nonostante tutto preferiamo ancora la complessità irriducibile della vita, dell’amore e della bellezza, crediamo sia più saggio ribaltare il mondo delle macchine, piuttosto che adeguarsi alla sua logica binaria.

Il titolo di questo articolo richiama il titolo di un libro da poco uscito in seconda edizione: Coding in Your Classroom, Now![1]. L’autore è Alessandro Bogliolo, docente di informatica applicata a Urbino, abile divulgatore scientifico, amministratore di Digit Srl (lo spin off universitario produttore, tra l’altro, dell’App DiAry per il tracciamento dei contagi Covid-19), nonché figura centrale nella promozione del pensiero computazione in Italia. Bogliolo è coordinatore dell’European Code Week, la Settimana europea della programmazione, ovvero una campagna di alfabetizzazione sostenuta dalla Commissione europea che ogni anno propaganda la diffusione sociale del pensiero computazionale, con particolare attenzione al mondo della scuola. Ma di cosa stiamo parlando? Cos’è il pensiero computazionale? Cosa si intende per coding? Cosa c’entrano le scuole e l’alfabetizzazione?

Il pensiero computazionale, spiega l’autore, è “la capacità di individuare un procedimento costruttivo, fatto di passi semplici e non ambigui, che ci porta alla soluzione di un problema complesso”. In altre parole, in ogni ambito dell’attività umana, sviluppare un pensiero computazionale significa non solo essere in grado di risolvere un problema, ma saper individuare con esattezza il procedimento necessario per raggiungere la soluzione, in modo tale che chiunque – umano o computer – possa replicarlo e, quindi, risolvere quel problema. Per coding, invece, si intende l’utilizzo di metodi di programmazione, anche sotto forma di gioco per bambini e ragazzi (ad esempio concatenando diversi blocchi colorati che, passo dopo passo, esprimono le istruzioni necessarie alla soluzione del problema), allo scopo di sviluppare le capacità di pensiero computazionale. Una sorta di palestra di addestramento al pensiero computazionale.

Coding in Your Classroom? No! Dal pensiero critico al pensiero computazionale, a scuola e non solo (#19)

Brigate volontarie per l’emergenza. Primo tempo (#19)

Di Vittorio – Malamente #19 (ottobre 2020) [QUI IL PDF]

Rompere la paralisi

Quando è stata estesa la zona rossa su tutta Italia ero a cena da amici. Al pomeriggio ero andato a osservare la “frontiera” sul fiume Cesano, la provincia di Pesaro era infatti già zona rossa, teoricamente inaccessibile. Sul ponte il solito via vai, soltanto in alcune ore le pattuglie stazionavano pigramente ai lati della strada. Improvvisamente la notizia è rimbalzata sui social e ci ha raggiunti quando eravamo arrivati al dolce. Ci siamo accorti che l’epidemia e le sue conseguenze sociali stavano facendo un salto di scala a cui non eravamo minimamente preparati. Abbiamo telefonato ad altri amici che stavano lavorando vicino a Modena: “tornate stanotte altrimenti rischiate di rimanere bloccati là!”. Incertezza, timore e confusione informativa avrebbero dominato le settimane successive un po’ per tutti e tutte.

Poi è arrivato il lockdown e nella provincia adriatica qualcuno ha provato a scherzare dicendo che per strada sembrava che il tempo si fosse fermato alla domenica pomeriggio… ma a parte l’ironia è stato evidente che le conseguenze economiche e sociali sarebbero state molto dure, specialmente per chi non aveva un reddito fisso.

Ho iniziato a parlare della necessità di “fare qualcosa” con molti amici e compagni, cercando di capire se ci fosse qualcuno che si stava attivando in questo senso. La Protezione civile era stata allertata, le forze dell’ordine di ogni tipo e colore erano scese in strada come un esercito di occupazione e si moltiplicavano le ordinanze restrittive, ma da parte di quello che resta dei “compagni”, tra centri sociali, associazioni e piccoli partiti politici, nessuna iniziativa concreta all’orizzonte, eravamo completamente impreparati.

Brigate volontarie per l’emergenza. Primo tempo (#19)

Considerazioni sparse e semiserie sulle agende di movimento

Sul tour di Matteo Salvini nelle Marche del 14 settembre 2020

Riceviamo e pubblichiamo da un nostro lettore dell’Alta Vallesina

Ieri è tornato Salvini nelle Marche, il politico più odiato da quando Berlusconi è diventato un avatar, ed ecco che oltre alle necessarie contestazioni sono fiorite inutili polemiche nella galassia dei cosiddetti movimenti. Si è parlato di “agende”, sarà che era anche il primo giorno di scuola e le vendite di diari si erano impennate vertiginosamente. Così a forza di sentire parlare di agende un po’ di curiosità mi è venuta e sono andato in cartoleria a chiedere una “agenda per il movimento”… niente, non l’ho trovata, anzi la commessa ventenne a dire il vero non capiva proprio la parola “movimento” e, visto che non avevo tanta voglia di dilungarmi in una lunga spiegazione che parte dalla Rivoluzione francese, ne ho approfittato per ricomprare la solita moleskine nera che da vent’anni uso come feticcio.

La scena è quasi sempre la stessa da parecchio tempo a questa parte, ma con delle varianti provinciali molto gustose che vale la pena raccontare.

Considerazioni sparse e semiserie sulle agende di movimento

Salviamo il pianeta! Smantelliamo il digitale!

Intervista a Matthieu Amiech, d Rivista Malamente n. 18, giu. 2020 (QUI IL PDF)

Matthieu Amiech, editore e saggista francese del gruppo Marcuse (Movimento autonomo di riflessione critica a uso dei sopravvissuti dell’economia), ha di recente pubblicato una nuova edizione di La Liberté dans le coma (La Lenteur, 2019), un libro che affronta di petto l’informatizzazione di ogni ambito della società in quanto problema non solo individuale ma collettivo e politico. Una questione che, se era attuale già qualche anno o mese fa, oggi troviamo assolutamente amplificata dall’epidemia di coronavirus, che sembra aver fatto della comunicazione digitale l’ancora di salvezza della nostra vita sociale. Il libro descrive come ha preso forma un mondo in cui la maggior parte delle nostre azioni quotidiane passano, sempre più “necessariamente”, attraverso le tecnologie informatiche e digitali e sono dunque automaticamente registrate. Una schedatura continuativa e di massa, nuova forma di “servitù volontaria”, possibile grazie a un consumo sfrenato di energia e risorse. Vengono inoltre approfondite le conseguenze disastrose che il modo di vita perennemente connesso ha sulla nostra autonomia, sulle nostre libertà, sulle nostre capacità di opporci alle grandi organizzazioni dalle quali dipende ormai la nostra vita materiale. Abbiamo tradotto e fuso insieme due recenti interviste ad Amiech: “Il nostro libero arbitrio è risucchiato da internet”, intervista raccolta da Kévin Boucaud-Victoire, in “Marianne”, 19 agosto 2019 e “Il digitale è al centro della catastrofe ecologica”, intervista raccolta da Gaspard d’Allens e Hervé Kempf, in “Reporterre”, 26 novembre 2019. La terza intervista, “L’isolamento in casa amplifica la digitalizzazione del mondo”, sempre raccolta da Gaspard d’Allens per “Reporterre”, è uscita il 30 marzo 2020 e affronta il rapporto tra digitale e isolamento sociale per come si è venuto a configurare nella presente fase di emergenza sanitaria.

“Reporterre”. A che punto siamo arrivati, oggi, sul fronte della digitalizzazione della vita?

Siamo andati lontano, ancora più lontano di quando abbiamo iniziato a scrivere la prima edizione del nostro manifesto contro l’informatizzazione del mondo, La Liberté dans le coma (La Lenteur, 2013). La società è oggi informatizzata da cima a fondo. Quello che è stato sottratto, non sono più solamente i mezzi di sussistenza, ma il mondo stesso, l’accesso al mondo. Nelle grandi città c’è come un fenomeno esistenziale: una cosa non esiste se non la fotografo nel momento in cui la vedo. Non ha importanza se non la registro, la catturo e la condivido sulle reti sociali. Si consulta il proprio smartphone in maniera compulsiva, da appena svegli, qualunque momento di pausa si riempie guardando il flusso delle notizie, dei messaggi o dei giochi…

Salviamo il pianeta! Smantelliamo il digitale!