Fin dalla notte di giovedì 15 settembre in molti avevamo percepito la gravità della situazione. Insieme ai compagni e alle compagne delle Brigate volontarie per l’emergenza (BVE) che vivono a Senigallia avevamo discusso molte volte dell’eventualità di una nuova alluvione e di cosa fare per rispondere ad essa, ma a causa della scarsa preparazione tecnica e della mancanza di una relazione con il sistema comunale di Protezione civile poco abbiamo potuto fare se non allertare amici e vicini e tirare fuori gli stivali di gomma.
Nella notte il fiume Misa è esondato a più riprese. Alla mattina lo scenario era peggiore di quello dell’alluvione del 2014. La città era allagata in più punti, dal centro alle periferie. I paesi a monte vicini al fiume erano pesantemente colpiti, Arcevia e Barbara avevano molti ponti inagibili e grandi frane. I morti davvero troppi.
Quando l’esercito russo ha invaso l’Ucraina alla fine di febbraio 2022, anarchici e altri manifestanti contro la guerra hanno sfidato le misure anti-protesta draconiane per scendere in piazza ed esprimere la propria opposizione. Nei mesi trascorsi da quando quelle proteste sono state represse, la resistenza all’invasione ha assunto nuove forme. Gli attacchi clandestini in tutta la Russia hanno preso di mira ferrovie, centri di reclutamento militare, veicoli appartenenti a fanatici pro-guerra e messaggi di propaganda dello Stato russo a favore della guerra.
Uno dei gruppi che promuovono questi attacchi è noto come Anarcho-Communist Combat Organization. Nella seguente intervista, parlano di come vedono i loro predecessori nella storia regionale dei movimenti anarchici, di come la situazione politica in Russia sia peggiorata a tal punto che è stato possibile reprimere i movimenti sociali e invadere l’Ucraina, e che tipo di organizzazione è possibile nelle condizioni attuali. Abbiamo anche chiesto loro di entrare nel dettaglio di alcuni dei protocolli operativi utilizzati, nel caso ciò fosse mai utile anche altrove, per gruppi anarchici costretti ad adottare strategie simili mentre la repressione statale si intensifica in tutto il mondo.
A quanto ci risulta, l’Anarcho-Communist Combat Organization gestisce varie pagine sui social media, mantiene un fondo per sostenere i gruppi che svolgono azioni dirette clandestine e aiuta a diffondere resoconti di queste azioni e informazioni sui prigionieri catturati. Raccontateci come vedete il lavoro di comunicazione social, poiché questo è il modo principale in cui molte persone vengono a conoscenza delle vostre azioni.
Da parte di alcuni compagni, abbiamo riscontrato critiche riguardo all’attività sui social media in quanto tale: si tratta di un flusso infinito di brevi messaggi, che non lascia alcun impatto nella mente dei lettori.
Consideriamo i social media una parte importante del nostro lavoro di comunicazione, inteso come sforzo per diffondere le nostre idee. La piattaforma che preferiamo è Telegram, poiché è meno censurata e offre un ambiente un po’ più culturale e politicizzato.
Allo stesso tempo, comprendiamo che i proprietari di qualsiasi piattaforma di social media, per non parlare dei fornitori di servizi, possono collaborare con l’apparato repressivo di qualsiasi Stato. Pertanto, è un principio importante per noi garantire l’anonimato nel nostro lavoro sui media. Utilizziamo un sistema operativo basato su Linux, che prevede la connessione a Internet esclusivamente tramite TOR. Questo vale anche per Telegram: lo usiamo solo in questo modo. Per registrare gli account necessari per la nostra attività utilizziamo numeri ed email anonimi e virtuali su riseup.net, che è il progetto nel campo della tecnologia internet di cui ci fidiamo di più. Consideriamo inoltre importante cancellare i metadati dei file multimediali: immagini, video e testi. Alcuni sistemi operativi basati su Linux ti consentono di farlo in due clic; con altri, è necessario installare programmi particolari. In ogni caso, è sempre essenziale farlo.
Uno dei vostri impegni è segnalare azioni dirette e simili in Russia. Come verificate i rapporti e le notizie che arrivano prima di condividerli?
di Vittorio [QUI IL PDF] Da Rivista Malamente #26 (settembre 2022). Durante la fine di febbraio 2022 molti avevano visto arrivare la tempesta, le centinaia di migliaia di soldati russi ammassati ai confini dell’Ucraina non… Diario di viaggio dall’Ucraina, luglio 2022
Nonostante la sua giovane età, l’Archivio storico della Federazione anarchica italiana, nato da una proposta del Congresso di Carrara del 1985, conserva cimeli e manoscritti provenienti da luoghi e tempi più remoti. Spesso sono stati conservati e tramandati da militanti anarchici che hanno donato all’archivio queste preziose testimonianze del passato.
Tra questi cimeli ci sono oggetti e manoscritti che
risalgono alla guerra civile spagnola, lettere che fanno parte della
corrispondenza di alcuni esponenti anarchici con importanti figure della
politica e della cultura italiana come Calamandrei, Pertini, Nenni e Salvemini.
I
reperti della guerra civile spagnola
Ad arricchire notevolmente l’ASFAI vi sono reperti e documenti della guerra civile spagnola appartenuti a Valentino Segata. Segata è un anarchico nato a Sopramonte (TN) nel 1892 e arruolatosi nella Colonna italiana Ascaso nel 1936, dove è al comando di una sezione di fucilieri. Dopo la conclusione della guerra spagnola, torna a Parigi. I suoi documenti furono custoditi dall’anarchico romagnolo Domenico Girelli, anch’egli combattente nella guerra civile spagnola, famoso per aver segregato nella loro caserma i carabinieri di Civitella di Romagna durante le insurrezioni della Settimana Rossa nel 1914.
Valentino Segata. Movimento libertario spagnolo in Francia.
Valentino Segata. Movimento libertario spagnolo in Francia. Documento CNT.
Valentino Segata. Lasciapassare, 1937.
Valentino Segata. Nomina a capitano del Reggimento Durruti, 1937.
Valentino Segata. Permesso di circolazione, 1937.
Valentino Segata. Certificato di trasferimento, 1937.
Volantino Rivoluzione spagnola, 1936
Valentino Segata. Documenti conservati presso l’Archivio storico della FAI (Imola-BO)
Domenico Girelli, nei giorni in cui si tenne il convegno del 1987 su Sacco e Vanzetti a Villafalletto (CN) consegnò a Massimo Ortalli, curatore dell’ASFAI, i documenti appartenuti a Segata. Tra questi documenti ci sono una tessera del 1937 della Confederación Nacional del Trabajo, documenti di identità, carte di circolazione, permessi e la nomina di Segata a Capitano di compagnia con le firme di Antonio Cieri, Emilio Canzi, Umberto Consiglio, Giuseppe Bifolchi e Gregorio Jover. Alcuni di questi documenti hanno il timbro della Divisione Francisco Ascaso.
Agli inizi di marzo il sito Dinamo Press – che si definisce come un progetto di informazione indipendente nato dalla cooperazione tra diversi spazi sociali di Roma, giornalisti professionisti, ricercatori universitari, video maker e attivisti – ha pubblicato un articolo di Angela Pavesi e Michele Dal Lago intitolato “Una selva molto oscura. Il neoliberismo comunitarista delle scuole parentali e libertarie”. Mettendo in un unico calderone esperienze educative tra loro anche molto diverse, gli autori attaccano duramente tutte le realtà che si muovono esternamente alla scuola statale, identificata come l’unica scuola pubblica possibile, al di fuori della quale ci sarebbe solo la giungla del modello neoliberista. Pubblichiamo una replica di Francesco Codello, pedagogista, tra i fondatori della Rete per l’educazione libertaria, che è stato dirigente scolastico ed è da lungo tempo impegnato nella ricerca storico-educativa. Codello ha parlato ai microfoni di Radio Blackout, nella rubrica Anarres condotta da Maria Matteo, difendendo le esperienze concrete di educazione libertaria che, tanto oggi quanto nella loro ormai lunga storia, si sono sviluppate come strumenti di cambiamento sociale in senso antiautoritario: riportiamo qui il dialogo radiofonico con l’autorizzazione dell’autore, e ci ripromettiamo di tornare sul tema anche sulle pagine di Rivista Malamente.
[Maria Matteo] Vuoi raccontare brevemente cosa dice l’articolo pubblicato su Dinamo Press o preferisci partire dalla realtà delle scuole libertarie?
[Francesco Codello] Preferisco sicuramente partire dalle nostre idee e dalle nostre pratiche, perché ritengo quell’articolo pubblicato da Dinamo Press violento nei toni, inqualificabile, che sprigiona ignoranza e/o malafede. I toni e i modi, oltre che i contenuti, non stimolano l’apertura di un dibattito, non aiutano il confronto e nemmeno spingono a fare riflessioni e autocritiche, peraltro sempre necessarie. Nel corso della discussione spero di riuscire a far emergere alcuni concetti importanti sia dal punto di vista storico che attuale, che in quell’articolo non vengono minimamente considerati.
[M.M.] Cominciamo allora con il dissipare un po’ di confusione, che certamente Dinamo Press ha contribuito ad alimentare, perché il percorso delle scuole libertarie non può essere equiparato alla sola educazione parentale, né tantomeno a percorsi come quelli delle scuole private, confessionali o di altro genere.
[F.C.] Partirei da una prima considerazione: gli autori dell’articolo che esprimono questi giudizi, e portano un così duro attacco all’educazione libertaria, palesano una profonda ignoranza di tutta la storia dell’educazione libertaria. Non sanno nulla, almeno così traspare dall’articolo, di una storia della quale noi siamo orgogliosamente fieri, che ci appartiene e di cui sentiamo anche la responsabilità. Quando si intraprendono pratiche di educazione libertaria si deve infatti sentire il senso di appartenenza a una tradizione che ha segnato profondamente il rinnovamento della pedagogia nel corso della storia. A cominciare da William Godwin, che per primo parlò contro l’idea di un curricolo scolastico unico e quindi di gestione in esclusiva del sistema scolastico da parte dello Stato, per arrivare fino alle esperienze concrete dei giorni nostri.
C’è poi anche una profonda ignoranza di ciò che si è dibattuto e discusso nella storia della scuola italiana. Tra il 1900 e il 1926, cioè fino all’imporsi delle leggi cosiddette “fascistissime”, la scuola italiana ha subìto due grandi processi di cambiamento: la legge Daneo-Credaro del 1911 e la riforma Gentile del 1923. Mi soffermo in particolare sulla legge Daneo-Credaro, con la quale lo Stato italiano, in ritardo di molti anni rispetto ad altri paesi europei, avoca a sé la gestione e quindi l’organizzazione delle scuole di base, così si chiamavano le elementari, che fino ad allora erano state a gestione comunale. Questa legge rappresenta sicuramente un importante passaggio, anche in senso positivo, ma dà inizio anche a un percorso di statalizzazione esclusiva dell’organizzazione scolastica. Tra gli anarchici si sviluppa in quegli anni tutto un dibattito che possiamo semplificare nella domanda: scuola laica o scuola libera? Cioè era positivo il tentativo di togliere la scuola dal condizionamento clericale, perché era questo che succedeva con la scuola a gestione comunale, soprattutto nei piccoli comuni che rappresentavano la maggior parte del tessuto sociale italiano, ma d’altra parte a questa idea di scuola laica veniva contrapposta un’idea di scuola libera.
Traduzione di Isabella Tomassi e Valentina Mitidieri
Un po’ più di due secoli fa, nel 1811 e durante i cinque anni seguenti, l’Inghilterra è stata il teatro di una intensa rivolta sociale conosciuta sotto il nome della “rivolta dei luddisti” – con riferimento al suo protagonista eponimo, Ned Ludd – che distrusse una buona parte delle nuove macchine tessili la cui installazione sopprimeva numerosi posti di lavoro e condannava una parte della popolazione alla miseria. Ci sono voluti migliaia di soldati per schiacciare l’insurrezione che, ben lontana dal ridursi a delle motivazioni tecnofobe, si situava nell’ambito del lavoro e aveva la pretesa di opporsi alle conseguenze più nefaste del “progresso” dello sfruttamento capitalista.
Oggi è essenziale “reinventare” questo tipo di rivolta, facendola passare dalla sfera delle rivendicazioni puramente economiche alla sfera più direttamente politica delle lotte per la libertà e contro il totalitarismo di tipo nuovo, che s’insinua già da un po’ di tempo e che trova nella crisi attuale del Covid-19 un carburante abbondante per accelerare il suo sviluppo.
Allontanarlo dalla sfera economica, non implica sottostimare il capitalismo come principale nemico, poiché il nuovo tipo di totalitarismo al quale faccio riferimento costituisce un pezzo assolutamente fondamentale della nuova era capitalista, che nasce da questa enorme innovazione tecnologica che fu, e continua a essere, la rivoluzione digitale.
Molte domande e qualche prospettiva ai tempi del coronavirus Mentre inizia la tanto attesa fase 2 con il suo carico di attese personali, speranze collettive e menzogne dei padroni, proponiamo la traduzione di un articolo… Cosa ci sta succedendo? Di Jérôme Baschet
Mentre stiamo lavorando alla chiusura del n. 7, in uscita a maggio, rendiamo disponibile in versione integrale un prezioso testo prodotto da Lotta continua di Ancona nel 1975: Inchiesta sul neofascismo nelle Marche. Per ricordare,… Inchiesta sul neofascismo nelle Marche [1975]
Buongiorno lettrici e lettori di Malamente, questo blog fino ad oggi ha ospitato solamente i primi due numeri del nostro progetto editoriale e gli aggiornamenti del nostro account su twitter. Vista l’importanza delle riflessioni politiche… Buongiorno siamo in guerra