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[Recensione]. La teppa all’assalto del cielo (#7)

«Che effetto ti fa la vita che facciamo?»
E lei con estrema semplicità:
«L’effetto di vedere una sponda
cui bisogna pervenire a tutti i costi».
Dialogo tra un federato e Louise Michel

La teppa all'assalto del cielo
La teppa all’assalto del cielo

 

LA TEPPA ALL’ASSALTO DEL CIELO: I 72 GIORNI DELLA COMUNE DI PARIGI, 18 MARZO-28 MAG­GIO 1871: SULLA RIVOLUZIONE PROLETARIA IERI E OGGI. Nuova ed. aggiornata a cura di Emi­liano Cazorzi, Salvatore Corasaniti, Giorgio Ferrari, Roma, [S.n.], 2017.

Il potere si nutre del dissenso che riesce a recuperare, quello con cui può dialogare, scendere a patti, coinvolgere, se necessario, nella gestione di aspetti marginali della cosa pubblica, ma quando la critica oltrepassa il segno, quando la protesta diventa collera e le pacifiche sfilate in strada sono impedite da barricate e colonne di fumo, allora non c’è che una risposta da parte di chi detiene il potere: il pugno di ferro. Come dice il sag­gio Pier Ferdinando Casini: “in una società libera e democratica gli indignati si ascoltano, i delinquenti si mettono in galera”.

La repressione però, anche spietata, non ba­sta all’opera di pacificazione sociale se non si accompagna a un’abile propaganda tesa a demonizzare il nemico interno per ricompattare la “società civi­le”. Allora il nemico pubblico di­venta “teppa”, “canaglia” dedita a una violenza insensata, fatta di delinquenti se non di terroristi, additati all’odio sia dei più beceri conserva­tori sia di quella meravigliosa moltitudine di gente per bene, progressista e democra­tica, che chiede cambiamenti, chiede un mondo migliore, chiede, chiede, chiede senza mai stancarsi di aspettare.

Di quella teppa e del suo assalto al cielo parlava un libro uscito nel 1978 che con un’impostazione molto originale, e ric­chissimo di illustrazioni, metteva a con­fronto il presente politico del Settanta­sette con l’archetipo della sollevazione proletaria, ovvero la Comune di Parigi del 1871. E lo faceva non solo raccontando la cronaca dei 72 giorni di gloria del pro­letariato parigino, ma anche mettendosi per un attimo dall’altra parte del­la barricata, facendo cioè parlare i giornali borghesi e democratici, dimostrando come a cento anni di distanza il linguaggio della loro comunicazione si fosse evoluto per poter continuare a dire sostanzialmente le stesse cose.

Oggi quel libro è stato ristampato in una nuova edizione autoprodotta attraver­so iniziative collettive di finanziamento. Non si tratta di una ristampa, sebbene abbia mantenuto l’impostazione e il pro­getto grafico originali, ma di un’edizione aggiornata a cura di Emiliano Cazorzi, Salvatore Corasaniti e Giorgio Ferrari, che alle tappe del 1871 e del 1977 hanno ag­giunto quella del 2010-2011. Il riferimen­to è alle giornate di guerriglia che hanno scosso la tranquillità delle strade romane il 14 dicembre 2010 e il 15 ottobre 2011, descritte attraverso i travasi di bile, a tratti godibilissimi nella loro intransigente reto­rica, della stampa mainstream.

Alla “congrega dei socialisti” del 1871, e ai “gruppuscoli estremisti” del 1977, si affiancano così i “black bloc” del 2010- 2011. Il parallelo storico tra epoche, contesti e sollevazioni così differenti può sembrare irriverente, e forse almeno un po’ lo è davvero ma, senza forzature, l’o­pera riesce nella perfetta messa a fuoco di quel vizio, vecchio come l’essere umano, di infangare e delegittimare gli antago­nisti e le antagoniste. Teppa, infatti, non sono solo uomini, ma anche donne che l’opinione pubblica non si aspetterebbe di trovare in strada. Come ben raccontano queste parole: “Un corrispondente del «Ti­mes», parlando delle donne della Comune, commenta: «Se tutta la Francia fosse com­posta di queste donne, che terribile nazione sarebbe». Le troviamo dappertutto: a scuo­la, negli ospedali, nei circoli politici, sulle barricate. Vivere libere col fucile, o morire combattendo, è il loro motto.”

Per quelle donne, come per queste di og­gi che “«non ci si aspettava» di vedere in piazza a lanciare i sampietrini”, non c’è posto nelle “storie della buonanotte” che dovrebbero ispirare le bambine “ribelli”… e forse possiamo capire il perché.

Per questo il nostro consiglio è: leggete e raccontatene, alla teppa di oggi e di do­mani, e sostenete l’opera, realizzata senza case editrici e crowdfunding milionari, richiedendo una copia a: rossovivo@auti­stici.org.

Per informazioni su iniziative e presenta­zioni: rossovivo.noblogs.org.

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