Baldoni Romolo o Remolo, detto Remo. Muratore. Anarchico.
Di Federico Sora [QUI IL PDF]
Fano ha una lunga tradizione sovversiva e ribelle. La locale sezione dell’Internazionale, su posizioni antiautoritarie e antimarxiste, è una delle prima fondate nelle Marche, nel febbraio 1872, e da allora gli anarchici hanno messo radici in città. Questo articolo ci racconta la storia di uno di loro, a cavallo tra Ottocento e Novecento. È la storia antica di un “militante di base”, come si sarebbe detto in altri tempi, di uno di quelli che solitamente non finiscono nelle pagine dei libri di storia, ma la cui biografia è parte integrante e attiva dei percorsi collettivi “verso la vera giustizia sociale” (così recitava il sottotitolo di un giornale anarchico fanese dell’epoca). Pensiamo che gettare uno sguardo sulle grandi e piccole vicende delle generazioni che ci hanno preceduto, da quelle dei più noti rivoluzionari fino alle teste calde come Remo Baldoni, sia utile per affrontare con maggiore consapevolezza il nostro presente.
Remo Baldoni nasce a Fano il 2 luglio 1878 da Giuseppe e Teresa Gasperini. La scheda personale del Casellario politico centrale, compilata dal prefetto di Pesaro e Urbino nel 1898, lo descrive “di carattere vivace, con educazione limitata alle prime classi elementari; Baldoni si professa anarchico ed è uno tra i più attivi esponenti dell’anarchismo fanese, ma non ha grande influenza, non ha contatti con altri compagni al di fuori di Fano né mai ha collaborato con stampa e periodici…”.
Ancora diciottenne, nella notte tra il 31 luglio e il 1 agosto del 1897, viene sorpreso insieme a Romolo Casabianca, anch’esso muratore e anarchico, mentre disturbano la quiete pubblica cantando e gridando frasi sediziose per le vie della città. Baldoni si rifiuta in quell’occasione di fornire le proprie generalità agli agenti di pubblica sicurezza; al conseguente processo conferma tranquillamente il fatto senza dare alcun tipo di giustificazione e viene condannato a cinque giorni di detenzione.
Molto più rilevante la vicenda a cui partecipa la sera del 5 settembre 1897. Baldoni fa parte di una comitiva di una trentina di giovani tra i quali diversi noti esponenti anarchici che vanno schiamazzando per le vie di Fano, al suono delle chitarre suonate da Arturo Pensieri e Antonio Gennari. Giunta in piazza XX settembre, la comitiva disturba il concerto tenuto dalla banda cittadina, tanto da rendere necessario l’intervento di carabinieri e guardie. Probabilmente l’episodio non era casuale ma organizzato per creare disordini; il giorno precedente, infatti, il prefetto aveva inviato una comunicazione che preannunciava la possibilità di un’iniziativa contro il progetto di legge sul domicilio coatto, proibendo qualsiasi manifestazione. Il delegato di PS Achille Riello redarguisce quindi i giovani e ordina loro di sciogliere l’assembramento. Ma il gruppo oppone resistenza e l’anarchico Domenico Saltarelli, in particolare, invece di obbedire all’ordine prende a contestare platealmente l’operato del delegato, accusandolo di compiere un sopruso.
Mentre Saltarelli viene tratto in arresto, il gruppo si fa più minaccioso e altre persone accorrono sul luogo dell’assembramento. I carabinieri iniziano a tradurre l’arrestato verso la caserma che si trova all’inizio di via Cavour, seguiti a distanza ravvicinata da una piccola folla che inveisce contro i militari e cerca di liberare il compagno. Raggiunto l’incrocio con via Garibaldi, a poca distanza dalla caserma inizia lo scontro più cruento. Qualcuno afferra le sedie di un locale e le scaglia contro i carabinieri, fatti oggetto anche di calci e pugni da parte di alcuni anarchici, fino all’arrivo di una pattuglia di rinforzo con le spade sguainate. Sopraggiunge infine il delegato Riello, che si era momentaneamente attardato, il quale tenta di pacificare gli animi promettendo di intervenire il giorno seguente per la liberazione di Saltarelli, che era stato nel frattempo rinchiuso in caserma. Il suo tentativo di mediazione risulta vano e quando cambia tono e ammonisce la folla di non compiere sciocchezze, per tutta risposta viene strattonato, gettato a terra, malmenato e colpito con diverse coltellate senza dargli modo di estrarre la pistola, mentre dalla folla diverse persone incitano “dategli forte!”, “dalli, dalli!” o l’apostrofano ironicamente “Ah, Riello, le prende tutte?”. Poi i carabinieri, che avevano lasciato il prigioniero in caserma, riescono revolver alla mano mettendo in fuga il gruppo che aggrediva il delegato. Riello è portato all’ospedale dove rimane per una trentina di giorni e, una volta guarite le ferite, gli viene fatta cambiare aria con il trasferimento a Grosseto.
Pochi giorni dopo l’episodio, Remo Baldoni viene arrestato presso la sua abitazione di via Tomassini 11, sulla base della testimonianza di Riello che, dal letto dell’ospedale, affermava di averlo riconosciuto tra gli aggressori. Baldoni ammette che la sera del 5 settembre si trovava in piazza XX settembre, ma era in compagnia della sorella per ascoltare il concerto della banda, al termine del quale se ne era andato senza essersi reso conto di nessun incidente. Dev’essere stato convincente… visto che il tribunale di Pesaro lo assolve per insufficienza di prove, mentre condanna buona parte degli altri imputati.
L’anno successivo Baldoni è protagonista di un nuovo episodio davanti alla caserma dei carabinieri di via Cavour, dove si presenta con un coltello in pugno verso le ore 19.00 del 14 ottobre 1898, urlando ripetutamente: “evviva l’anarchia! Evviva la rivoluzione sociale! È ora di finirla, abbasso i preti e la borghesia!”, aggiungendo “se vengono avanti questi vigliacchi dei carabinieri, dei quali non ho paura, gli darò un colpo sul muso!”. I militari assistono alla scena dalle finestre, ma appena escono dalla caserma Baldoni si è già dileguato. Questo episodio suscita un certo clamore, anche perché non si era ancora spenta l’eco dei moti popolari che in quell’anno avevano scosso l’intero paese e ogni scintilla avrebbe potuto accendere nuovamente le piazze. Baldoni viene poi arrestato ma anche questa volta riesce a cavarsela. Al processo dichiara che quel giorno era al lavoro presso il cantiere della Pretura a palazzo Marcolini sotto la direzione di Alessandro Verna, al termine della giornata si era recato in compagnia di altri all’osteria dell’Antonia di porta Cavour e da allora di non ricordare più nulla. Il pretore di Fano, che nelle cause discusse immediatamente prima aveva condannato gli anarchici Bruto Giovannini e Amedeo Calamandrei per contravvenzione alla vigilanza speciale, derubrica il reato da oltraggio e grida sediziose a ubriachezza molesta, con una pena di venti giorni di reclusione.
La frequentazione delle aule di giustizia non gli fa evidentemente mettere la testa a posto. Sempre nel 1898 Baldoni risulta denunciato per reato di danneggiamento, ma il giudice istruttore del tribunale di Pesaro lo assolve per insufficienza di prove. Nuova imputazione nel 1900, quando insieme ai compagni Giulio Tebaldi, Duilio Diambrini e Fortunato Dori è accusato di ingiurie, offese e lesioni ad alcuni soldati. Il fatto accade la sera del 13 maggio: in via Nolfi il sergente Francesco Achille è beffeggiato da alcuni giovani e seguito fin sotto la porta della caserma, all’uscita di altri militari il gruppo incrementa le offese e lancia dei sassi, uno dei quali colpisce alla testa un soldato. I giovani vengono quindi inseguiti e quasi raggiunti, ma alle loro grida di aiuto accorrono almeno una decina di persone, alcune armate di pistole, che a loro volta mettono in fuga i militari. Baldoni per l’ennesima volta viene identificato, ma i soldati non procedono con la querela e tutti gli imputati vanno prosciolti. Un anno dopo, il 4 febbraio 1901, si presenta in maschera presso il Teatro comunale di Fano, in occasione del veglione carnevalesco della Società dei barbieri, ma alcune solerti guardie municipali tentano di cacciarlo perché “indecentemente vestito”; Baldoni oppone resistenza e all’arrivo dei carabinieri grida “sono socialista anarchico rivoluzionario! Evviva l’anarchia! Io non ho paura!”: condanna a 4 mesi e 15 giorni di carcere (poi ridotta dalla corte d’assise di Ancona).
Nel giugno 1901 si reca a Roma in cerca di lavoro, dopo pochi giorni viene però rispedito a Fano perché rimasto senza mezzi e occupazione. Qualche mese più tardi, il 7 ottobre 1901, insieme ai calzolai Mario Chiari, Carlo Falconieri, Romolo Falcioni, al pescivendolo Dalmazio Falcioni, al decoratore Augusto Guidi e al cameriere Giuseppe Selvetti è accusato di oltraggio ai carabinieri: in piazza XX settembre, nella tarda serata, i carabinieri intervengono per il disturbo alla quiete pubblica arrecato da una ventina di giovani, che a quanto pare stavano invece solo discutendo animatamente di questioni politiche socialiste-anarchiche. Uno dei denunciati, Mario Chiari, aveva risposto: “sono anarchico e non rispetto le vostre leggi attuali ed è meglio che ve ne andate sennò succede qualcosa”.
Baldoni, a 23 anni, capisce che è il caso di lasciare Fano per cercar fortuna altrove. Nel 1902 prende residenza in Svizzera, a Vallorbe, nel 1903 è segnalato per l’opportuna vigilanza a Varzo in Piemonte, nei pressi del confine svizzero, impiegato presso la Società Mediterranea a posare le rotaie della linea verso il Sempione. Nel 1904 è di nuovo in Svizzera dove si fa arrestare ed espellere per mancanza di residenza; le autorità italiane lo fermano alla frontiera in quanto anarchico e pregiudicato e procedono al rimpatrio disposto per motivi di pubblica sicurezza. Successivamente, munito di regolare passaporto, parte alla volta di Trieste imbarcandosi sul piroscafo a Ravenna, ma nell’aprile del 1905 è di nuovo di ritorno a Fano; riparte verso Trieste nel successivo mese di maggio e da allora si perdono, almeno momentaneamente, le sue tracce. Nel 1908 il delegato di PS di Fano lo indica come emigrato negli Stati Uniti, senza però precisare la località. Nel 1911 è segnalato quale sottoscrittore del periodico anarchico «Cronaca Sovversiva» di Barre. Negli Stati Uniti risulta essere residente prima a Logansport (Indiana), poi a Woonsocket (Rhode Island) e dal 1907 a New Haven (Connecticut).
Rientra a Fano nel 1913 dove, per i suoi precedenti, viene attentamente vigilato. Non senza ragione, visto che Baldoni riprende il suo posto tra i più attivi anarchici fanesi. In agosto, durante lo sciopero proclamato dall’Unione sindacale italiana in solidarietà con le agitazioni operaie milanesi e senza l’appoggio della Confederazione generale del lavoro, è accusato di aver impedito insieme ad altri, con minacce e violenze, la libertà di commercio. Fano è l’unica località della provincia dove si tengono due giornate di agitazione, mentre altrove i dirigenti riformisti ignorano lo sciopero. Gruppi di dimostranti iniziano nelle prime ore del mattino il giro delle officine, dei cantieri, delle filande, del porto e degli stabilimenti annunciando lo sciopero che ben presto diventa completo. Durante la mattinata si verificano degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine e un operaio è ferito gravemente alla testa da una sciabolata. Alcuni dimostranti sono arrestati, tra questi Baldoni con l’accusa di aver bloccato le vetture pubbliche. Nella relazione della polizia si legge che Baldoni esercitava un certo ascendente sugli altri, marciando in testa al gruppo di dimostranti e usando un contegno irriverente nei confronti della forza pubblica. Viene anche riportata la sua dichiarazione di “non riconoscere né legge né si crede obbligato a rispettarla”, aggiungendo con ironia che “alla promulgazione di essa non era stato chiesto il suo assenso”.
Non poteva mancare per Baldoni un ruolo attivo durante le manifestazioni della Settimana Rossa. Anche Fano, come gran parte delle Marche e della Romagna, tra il 7 e il 14 giugno 1914 è scossa da manifestazioni, picchetti e da uno sciopero che blocca interamente la città per diversi giorni, anche dopo la cessazione proclamata dalla CGdL. Tra i principali agitatori, oltre a Casimiro Accini, figurano tutti i principali esponenti anarchici. Con loro il nostro Romolo Baldoni, chiamato poi a rispondere del reato di inosservanza delle disposizioni di PS. Mentre lo sciopero minacciava di assumere caratteri pre-insurrezionali, il commissario di PS aveva infatti invitato nel suo ufficio Baldoni e Alfredo Armanni, ritenendoli i due “caporioni” dell’agitazione. Avrebbe voluto diffidarli dal continuare a fomentare gli animi consigliando di cessare i disordini che da alcuni giorni disturbavano i cittadini e impedivano ai negozianti di aprire i loro esercizi. I due, ovviamente, si guardarono bene dal presentarsi, continuando a “passeggiare spavaldamente” in città.
Spenti gli entusiasmi della Settimana Rossa, il 19 luglio 1914 Baldoni parte alla volta di Parigi, da dove passa a Londra e, stando ai rapporti di polizia, si incontra più volte con il “noto anarchico” Errico Malatesta. Poco dopo ritorna negli Stati Uniti e nel 1918 è dichiarato disertore per non essersi presentato alla chiamata alle armi. Nel 1921 sbarca a Genova proveniente da Philadelphia, subito viene fermato ma nell’agosto dello stesso anno il tribunale pronuncia il “non luogo a procedere” in quanto il reato di diserzione era già stato amnistiato. Trova occupazione come cameriere a bordo dei piroscafi che viaggiano tra l’Italia e l’America e, più tardi, come muratore alle dipendenze di un’impresa di impianti elettrici. Viene segnalato a Genova ancora nel 1933 ma su di lui cessa la vigilanza poliziesca. Si ignorano data e luogo di morte.
FONTI: Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 281, fascicolo ad nomen; «Il Gazzettino» 13/9/1897, 5/12/1897 e 31/12/1897; «Piccolo Corriere» 23/12/1897; «L’Agitazione» 16/9/1897; «Il Gazzettino» 13/11/1898, 20/5/1900, 10/2/1901 e 3/3/1901; «In Marcia», 1/3/1913, 6/4/1913 e 24/8/1913; «La Frusta» 15/4/1920; Pretura di Fano, Sentenze penali, 1897, n. 137 contro Baldoni Romolo e Casabianca Romolo; Pretura di Fano, Atti penali, 1898, n. 314 contro Baldoni Romolo; Tribunale di Pesaro, Atti penali, 1899, b. 753, n. 274 contro Saltarelli Domenico muratore 37 a., Falcioni Adolfo pescivendolo 22 a., Ferretti Gustavo muratore 20 a., Tarini Riccardo mediatore-facchino 29 a., Panzieri Arturo muratore 18 a., Gennari Antonio fabbro 17 a., Zandri Napoleone detto Bastia muratore 25 a., Verna Antonio falegname 20 a., Biscottini Vincenzo arrotino 23 a., Baldoni Romolo muratore 19 a., Valentini Alessandro tintore 20 a., Dori Fortunato scalpellino 17 a., Casabianca Romolo muratore 19 a., Montebelli Riccardo marinaio 16 a., Spallacci Augusto scalpellino 26 a., Biagioni Alberigo scalpellino 24 a., Simoncini Leandro muratore 17 a., Paci Luigi calzolaio 27 a., Lombardi Romolo tintore 23 a., Montebelli Erminio muratore 36 a., Falcioni Dalmazio 17 a., Talevi (o Tallevi) Giuseppe muratore 20 a.; Pretura di Fano, Atti penali, 1898, n. 314; Pretura di Fano, Atti penali, 1900, n. 113 contro Tebaldi Giulio, Baldoni Romolo, Diambrini Duilio, Dori Fortunato; Pretura di Fano, Atti penali, 1900, n. 112; Tribunale di Pesaro, Atti penali, 1901, b. 784, n. 320; Tribunale di Pesaro, Atti penali, 1902, n. 32 contro Chiari Mario; Tribunale di Pesaro, Sentenze penali, 1913, n. 128 contro Ciavaglia Giuseppe, Accini Casimiro, Falcioni Adolfo, Pigalarga Alfredo, Marini Augusto, Chiari Guglielmo, Dionisi Costantino, Apolloni Fortunato, Baldoni Romolo, Francolini Ugo, Libretti Alessio; Pretura di Fano, Atti penali, 1914, n. 269 contro Armanni Alfredo e Baldoni Romolo.